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L'appello degli studenti universitari fuorisede: "Vogliamo il diritto di poter votare"

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Chiedono di esercitare un proprio elementare diritto. Quello al voto, che, da fuorisede, risulta molto difficile da realizzare, dispendioso - quando ci si può muovere - del tutto impossibile quando per diverse circostanze non si riesce a tornare alla città di residenza in tempo utile. Gli studenti fuori sede - sono più di 250mila - alzano la voce, in modo cortese ma fermo, e lanciano un appello alle più alte autorità dello Stato, perché anche a loro sia permesso di dare il proprio voto, sollevando il problema proprio ora che l'appuntamento alle elezioni del 6 e 7 giugno prossimi è alle porte. "L'Italia è un paese strano", spiegano i promotori di IOVOTOFUORISEDE, un gruppo di studenti che ha scelto atenei lontani dal proprio paese o città di residenza, ed ha lanciato una petizione online per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sul problema. E il loro appello in breve tempo è stato firmato da oltre 3.400 persone. "Perfino i reclusi possono votare dal luogo di reclusione mentre noi giovani, studenti fuori sede e futura classe dirigente di domani, non abbiamo la possibilità di scegliere la classe dirigente che determina il nostro presente", argomentano. Se è vero che si lamenta continuamente la scarsa affluenza alle urne, "non si fa niente di concreto per agevolarla mentre ciò avviene regolarmente, da decenni, in altri paesi europei quali Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Irlanda, Svizzera, Belgio, Danimarca e Paesi Bassi, solo per fare alcuni esempi", denunciano. Difficile che il problema possa essere risolto per le prossime consultazioni, ma i ragazzi non si arrendono: "durante questo periodo pre-elettorare vorremmo sensibilizzare al massimo l'opinione pubblica sull'argomento". Sperando che per la prossima volta qualcosa possa cambiare.
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