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Qualità dell'ambiente e decoro urbano: "Alberi come risorsa, non problema"

Gianlorenzo Molino, referente del Comitato cittadino per la tutela del verde, traccia un primo bilancio a due anni dall’approvazione del regolamento di settore

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"Gli alberi vengono ancora vissuti come un problema e non come una risorsa. Invece bisogna focalizzare l’attenzione sui benefici che una città più verde potrebbe ottenere in termini di qualità dell’ambiente urbano, di decoro e di sicurezza sociale”.

Gianlorenzo Molino, referente del Comitato cittadino per la tutela del verde, traccia un primo bilancio a distanza di quasi due anni dall’approvazione in consiglio comunale del regolamento. Un disciplinare per il quale il sodalizio si è battuto, promuovendo una petizione e adottando una serie di iniziative di sensibilizzazione, tra cui un censimento delle buche rimaste senza alberi. In tutta la città il Comitato ne ha contate circa 400.

Nel frattempo tantissime altre piante sono state abbattute e mai rimpiazzate. Gli ultimi tagli riguardano gli 85 cipressi al confine tra la piscina comunale  e il Mc Donald’s.   

Quale è la sua opinione a proposito? 

“Non voglio entrare nel merito delle singole questioni tecnico-botaniche perché non sono un tecnico”, attacca Molino, “anche se, rispetto agli 85 cipressi e tenuto conto delle mie conoscenze, ho avuto modo di osservare che alcuni alberi erano completamente secchi, altri avrebbero avuto bisogno di cure e altri ancora erano in buono stato di salute. Nonostante con l’adozione del regolamento del verde siano stati fatti alcuni passi avanti (ad esempio le potature sono programmate nel periodo giusto dell’anno e il disciplinare per l’affidamento delle stesse preveda requisiti qualitativi per salvaguardare il benessere e l’estetica delle piante), l’impressione generale è che ci sia ancora uno sbilanciamento nel percepire il verde pubblico come una minaccia piuttosto che come un’opportunità. L’attenzione è focalizzata sui pericoli che possono derivare dal possibile schianto di un albero”, prosegue il referente del Comitato cittadino, “piuttosto che dai benefici che una città più verde potrebbe ottenere per la salute dei cittadini, la qualità dell’ambiente urbano, il decoro, la sicurezza sociale. Studi universitari hanno rilevato che nei luoghi con maggiore concentrazione di spazi verdi c’è una minore propensione a delinquere. In quest’ottica auspichiamo che anche in un piccolo centro come il nostro ci sia l’ambizione di poter concorrere a svolgere una piccolissima quota parte di quanto stabilito dal G20 tenutosi a Roma nel novembre 2021, ovvero piantare, a livello mondiale, mille miliardi di alberi entro il 2030, per contrastare la crisi climatica”.

Veniamo alle proposte. Cosa suggerisce il Comitato cittadino per la tutela del verde? 

“Da quando si è insediata la nuova amministrazione comunale abbiamo incontrato l’assessore ai Servizi manutentivi Alessandro D’Elisa e l’assessore all’Ambiente Gabriele Barisano a cui abbiamo fatto alcune proposte: incentivare l’adozione del verde pubblico da parte di soggetti pubblici e privati, anche nell’ottica della responsabilità sociale che alcuni operatori economici (e non) hanno e secondo quanto previsto dal vigente regolamento del verde; fare una mappatura digitale del patrimonio arboreo cittadino, magari coinvolgendo gli studenti degli istituti scolastici di Vasto e del circondario. Questo consentirebbe di programmare gli interventi sul verde, invece di inseguire le emergenze dovute ad incuria, scarsa manutenzione e di programmare la spesa. E ancora: procedere con nuove piantumazioni, cominciando a riempire le 400 asole vuote presenti lungo le strade della città e dando attuazione alla legge che prevede che venga messo a dimora un albero per ogni nato nelle città con più di 5mila abitanti (anche questo previsto dal regolamento); donare a Vasto un nuovo Parco, il Parco Casarza – presente nel tratto tra il Muro delle Lame e la Statale 16 – provando a pensare ad un intervento che possa essere ricordato dalle future generazioni, magari attraverso un concorso di idee internazionale a cui invitare paesaggisti e progettisti di parchi. Se questo dovesse essere lo scenario siamo pronti a fare la nostra parte”.

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