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VASTO NON DIMENTICA LA FRANA

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22 febbraio 1956: un pezzo di Vasto scivolò a valle. La tragica frana sconvolse un'importante parte dell'abitato della città, quella del costone orientale. A cinquant'anni esatti di distanza il ricordo di quel tragico evento, che per fortuna non causò vittime, è ancora vivo a Vasto ed in questi giorni sono tante le iniziative organizzate per mantenere vivo il ricordo, utile anche come monito dal momento che quello del dissesto idrogeologico continua ad essere uno dei problemi ancora oggi di più stretta attualità. Ed è proprio per mantenere vivo il ricordo degli eventi, per sensibilizzare i giovani e la cittadinanza sull'importanza della prevenzione, quale metodologia per la salvaguardia del territorio e per favorire il ricordo di Vasto negli anni antecedenti la frana ed il cambiamento che il fenomeno ha prodotto alla città che è alla base di diverse manifestazioni organizzate nel cinquantennale dell'avvenimento: dalla mostra fotografica a Palazzo Mattioli allestita dalle associazioni culturali Histonium e San Michele, alla realizzazione di un calendario con la riproduzione delle immagini della frana a cura dell'associazione Il Castello con la collaborazione del comitato per la difesa dei beni ambientali e artistici animato da Francesco Paolo Molino, alla mostra-convegno di oggi a Palazzo D'Avalos su iniziativa del Liceo Scientifico ''Mattioli'', fortemente voluta dal dirigente scolastico Nicolangelo D'Adamo. ''50 anni fa sull'abitato orientale di Vasto - ricorda il presidente dell'associazione vastese della stampa, Giuseppe Catania - si abbatteva un movimento franoso che sconvolgeva buona parte della città. Per fortuna non ci furono vittime, perché le prime avvisaglie avevano messo in guardia le autorità, ma un intero quartiere, quello dove abitavano i pescatori, rovinava a valle, trascinato da uno scoscendimento del terreno. Le acque freatiche, ingrossate a causa delle abbondanti nevicate e dalle piogge torrenziali, che sin dall'inizio dell'anno si abbattevano sul territorio, provocarono un piano di faglia lungo la passeggiata adriatica, minacciando l'abitato. Per precauzione vennero fatte sgomberare le famiglie e gli edifici pubblici, tra cui l'ufficio postale e la sede degli uffici finanziari (a Palazzo Nasutti-Ponza) questi ultimi trasferiti a Palazzo D'Avalos''. Oggi, a distanza di cinquant'anni dal quel drammatico avvenimento che ha certamente segnato la storia della città, sul costone orientale resta ancora visibile la ''ferita'' inferta da quello smottamento e la testimonianza preminente resta il portale della chiesa di San Pietro, ''sopravvissuto'' alla demolizione dell'edificio gravemente lesionato che avvenne negli anni a seguire e precisamente nel 1959. ''L'ampiezza del movimento franoso è stata rilevante - aggiunge Catania - ed ancora oggi, nonostante la costruzione di cunicoli filtranti per drenare le acque sotterranee, la minaccia è sempre incombente. Su via Adriatica sono ricorrenti le lesioni del manto stradale ed altri smottamenti sono presenti su via Lota, località San Nicola e nella zona di via Santa Lucia. Il problema 'Frana Vasto' - conclude Catania - è stato sempre all'ordine del giorno ma i provvedimenti tampone non sono mai stati sufficienti a scongiurare un male atavico che non potrà essere mai guarito ricorrendo ai 'pannicelli caldi'. E' per questo che Vasto ed i vastesi, convivendo con la frana, sono sempre all'erta''. E questa mattina, alle ore 12, in via Adriatica, nei pressi della parrocchia di San Pietro, alla presenza del sindaco Filippo Pietrocola e di don Stellerino D'Annibballe, si terrà una breve cerimonia commemorativa a cinquant'anni dalla catastrofica frana che trascinò a valle gran parte dello storico quartiere di San Pietro.
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