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Scuola, luogo privilegiato per una cultura del rispetto e dei diritti

In occasione della Giornata Internazionale per i Diritti Umani la testimonianza di Annalisa Giuliani, scrittrice e docente dell’Istituto Tecnico Agrario di Scerni

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Il 10 dicembre, anniversario della firma della Dichiarazione Universale, è la Giornata mondiale scelta dall’assemblea Generale delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ed è anche il giorno in cui la risoluzione della stessa Assemblea Generale fa concludere, legandosi alla Giornata che vi celebra, le settimane in cui a partire dal 25 novembre riflettere ed impegnarsi ad agire per l’eliminazione delle violenze contro le donne.

“La scuola può essere uno spazio privilegiato per costruire una cultura fondata sul rispetto, l'uguaglianza, i diritti e la dignità” è la riflessione che Annalisa Giuliani, docente e avvocato, ha affidato il mese scorso ad un post facebook. In cui ha annunciato il convegno del quale è stata relatrice – presentando il suo secondo libro “Contrappunto a quattro voci” – presso l’Istituto Agrario di Scerni. “Sicuramente la scuola è  un luogo privilegiato perché noi insegnanti siamo chiamati non solo a trasmettere conoscenze e competenze ma anche a formare coscienze per uno sviluppo armonico ed essere cittadini del mondo – sottolinea la professoressa Giuliani - Il rapporto con i ragazzi diventa fondamentale perché noi prima di essere docenti siamo educatori. Sono più che mai convinta che la scuola è abitata da diversità e differenze, che devono essere valorizzate. Lo dico anche da insegnante di sostegno perché l’inclusione non è soltanto un’enunciazione di principio, deve essere costruzione concreta. La scuola è quindi luogo privilegiato per fondare una nuova cultura di rispetto e valori. In quanto insegnante mi sento privilegiata, quindi, perché il rapporto con i ragazzi è occasione di crescita per loro e anche per me”.

“Contrappunto a quattro voci” è un libro scritto dopo un’esperienza scolastica vissuta dalla stessa professoressa: la storia di un “un ragazzo che viveva una situazione familiare molto dura, di abbandono del padre che in parte ho raccontato nel libro ispirandomi alle parole di questo ragazzo” ci racconta nell’intervista che ci ha concesso. Una vicenda di violenza assistita, che non lascia tracce fisiche ma che crea “che si possono riconoscere da alcuni atteggiamenti, comportamenti e parole che possono diventare un grido d’aiuto – prosegue - ho cercato di raccontare in questo libro questa realtà ispirandomi, non ho raccontato la storia così com’è, dalle parole di questo ragazzo”.

Nell’incontro del 25 novembre a Scerni la professoressa Giuliani e il giornalista Nino Fezza hanno raccontato i vari volti della violenza, compresa quella psicologica e quella assistita. Le presentazioni di “Contrappunto a quattro voci”, prosegue il racconto della docente e scrittrice alla nostra testata “mi ha dato l’opportunità di conoscere i centri anti violenza, con i quali ho avuto occasione di fare varie presentazioni. Grazie alle operatrici, che donano tempo ed impegno in maniera totalmente gratuita, ho potuto conoscere storie reali. I personaggi dei miei libri sono personaggi “di carta” mentre le operatrici dei centri anti violenza toccano con mano quotidianamente la realtà. Le sfaccettature della violenza sono diverse, grazie a queste esperienze ho conosciuto appieno non solo i volti della violenza fisica  ma anche della violenza psicologica - che annienta la personalità della donna, la sua stessa identità - e della violenza economica che impedisce ogni autonomia di vita. È necessario partire dal comprendere le forme di violenza per poter poi agire.

Nel raccontarci le occasioni di incontro avute durante le presentazioni del libro, avvenute a Scerni e in altri comuni del nostro territorio, Annalisa Giuliani ci sottolinea quanto sono importanti i centri anti-violenza, la cura e la competenza delle operatrici, “per far comprendere alle donne che possono riacquisire la propria dignità ed uscire dalla violenza”. Il libro “Contrappunto a quattro voci”, conclude, è stato un’occasione di crescita per “per comprendere le sfaccettature delle violenze che sono molto più comuni e diffuse di quel che si può pensare”, trasversali a tutti i contesti sociali. Spesso anche “nei nostri quartieri e accanto a noi e il disagio non si rivela facilmente all’esterno”. Da qui l’importanza della scuola e dell’insegnamento perché “noi insegnanti spesso questo disagio lo avvertiamo nei ragazzi che possono mandare anche segnali che noi dobbiamo captare”.    

 

 

Nella foto di quest'articolo un momento della presentazione di "Contrappunto a quattro voci" organizzata da Libera Tornareccio, fonte: pagina facebook dell'associazione.

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