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Nella riserva “Grotta delle Farfalle” controllo dei cinghiali

Cia Chieti-Pescara: “Estendere modello a tutto l’Abruzzo”

Redazione
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E possibile gestire la fauna selvatica all’interno delle riserve naturali al fine di contenere danni all’agricoltura e alla sicurezza stradale?

Un piano, finanziato dai Comuni di Rocca San Giovanni e San Vito Chietino, messo in pratica nella riserva Grotta delle Farfalle ne presuppone la possibilità, rappresentando un importante e virtuoso esempio di come sia possibile gestire l'emergenza cinghiali ottenendo risultati incoraggianti.

 Si tratta di una riserva di dimensioni territoriali ridotte, ma che attua un modello di gestione che, attraverso il controllo del numero di animali, riesce a determinare una riduzione dei danni all'agricoltura del 34%, una riduzione dei rischi da parte degli utenti della strada, e che contrasta il pericoloso ed illegale mercato nero di carni di selvaggina oggi esistente.

 Un modello che Cia-Agricoltori Italiani aveva suggerito qualche anno fa, in un incontro presso la nostra sede di Rocca San Giovanni,  ai sindaci presenti nei comitati di gestione delle aree protette.

“Un modello che siamo contenti di vedere oggi concretamente realizzato e che auspichiamo venga attuato anche da altre aree protette dell’Abruzzo attingendo magari a fondi regionali”, afferma il Presidente Cia Chieti-Pescara, Nicola Sichetti.

 “Del resto la "legge quadro 394/91 sulle aree protette" fornisce opportunità maggiori di controllo della fauna selvatica di quanto non faccia la "legge 157/92 per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" nelle aree non soggette a vincolo ambientale”, continua Sichetti, La situazione nelle aree cosiddette “libere” è di assoluta emergenza e fuori controllo, e pensare di affidarla all’esiguo numero di componenti la Polizia Provinciale e ai proprietari di fondi in possesso di licenza di caccia o, in provincia di Pescara, alle sole Guardie Venatorie Volontarie, è impossibile. Ed è per questo che giudichiamo inaccettabile avere ignorato da parte del Consiglio Regionale il nostro invito a ricomprendere nella normativa regionale la possibilità di servirsi di cacciatori formati da parte della Polizia Provinciale, così come previsto da una recente sentenza della Corte Costituzionale”. 

 

 

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