L’incarico per il progetto del Polo Bibliotecario Comunale alle Scuderie di Palazzo Aragona, recentemente inaugurato, gli architetti Roberto Sforzini e Davide Longhi l’hanno avuto circa due anni fa. Hanno un partenariato e collaborano spesso insieme. Davide Longhi è un designer puro, ha grandi competenze sull’estetica, sulla composizione e un grande talento grafico e compositivo. E’ stato docente universitario a Venezia e ha una forte preparazione culturale e tecnica. Roberto Sforzini ha fondato “Temica”, una società di ingegneria multidisciplinare che unisce ingegneria, architettura e comunicazione. E’ specializzato in Bioarchitettura e nei suoi progetti ha un approccio olistico, dove l’approccio della bioarchitettura integra tutti i criteri di progettazione, la bioclimatica, lo studio attento dei materiali, la biocompatibilità, il risparmio energetico, la riduzione dei consumi con sistemi passivi, l’uso di schermature solari. La loro è una bella integrazione, due belle menti che lavorano in sinergia e si completano a vicenda.
La sfida che gli architetti si sono posti è stata quella di trasformare l’edificio delle Scuderie dell’Aragona, in una biblioteca moderna con l’obiettivo però di rispettare lo stile del palazzo. Hanno avuto l’opportunità di ripensare lo spazio architettonico per trasformarlo in un Polo Bibliotecario Comunale “Raffaele Mattioli”, grazie alla volontà e partecipazione dell’Amministrazione Comunale di Vasto. Il Comune ha accolto il progetto innovativo con grande entusiasmo. “Appena hanno visto gli schizzi di progetto,” racconta Roberto Sforzini “hanno capito la valenza e hanno dato priorità al progetto, anche se con pochissimi fondi a disposizione.”
Nella progettazione hanno considerato le peculiarità del palazzo cinquecentesco, con la sua ricca storia. Il palazzo costruito nel 1522 da Dario d'Antonello venne dedicato a Maria d'Aragona, a quel tempo marchesa della città. Esso era costituito da più corpi, organizzati a formare tre corti differenti, oltre a neviere, abbattute nella seconda metà del ‘900 per far spazio al campo sportivo e una chiesa. Nel 1615 fu acquistato da Giovan Carlo di Pompeo Bassano e poi dal Marchese Cesare Michelangelo d'Avalos, che lo trasformò in dimora principesca e lo arricchì di oggetti d'arte. Alla morte del “Magnifico” marchese, l’edificio fu progressivamente abbandonato. Agli inizi dell’Ottocento il complesso edilizio, formato da 21 vani al piano terra e 14 ai piani superiori, con la sua torre e la chiesa dedicata a Santa Maria in Costantinopoli, passò a Gaetano d’Avalos e poi a Ortensia d’Avalos, moglie del duca Giovanni Quarto di Belgioioso, è in suo onore che prende la denominazione di “Scuderie di Palazzo Aragona” per la sua passione dei cavalli, e in memoria dell’antico impiego del luogo quale “Stazione di Posta”. Nel 1897 nacque in questo luogo Maria Antonietta Bartoli Avveduti, in arte Elena Sangro, diva del cinema muto, musa e compagna di Gabriele D’Annunzio. Nel 1922 il complesso venne venduto a Umberto Mariani e sua moglie Giulia Zaccagnini che lo modificarono ulteriormente aggiungendo nuovi corpi. Negli anni ’50 questa fu la sede dei laboratori dello Stabilimento Adriatico Lavorazione Tabacchi Orientali.
Gli architetti Roberto Sforzini e Davide Longhi hanno cercato di valorizzare l’edificio storico e rivitalizzare l’area nel quale insiste. Roberto Sforzini racconta che hanno considerato come elemento generatore la struttura stessa, che è stata disvelata e valorizzata, rispettando il passato, conservando gli elementi di valore. Il nuovo Polo bibliotecario è stato visto come nuovo centro di cultura, di interscambio, di aggregazione sociale. Un luogo pubblico, collettivo con un’importanza sociale che potesse generare un senso di appartenenza. Il progetto restituisce in chiave contemporanea e senza mimetismi, spazi rinnovati che realizzano un mutamento della funzione in armonia e in continuità con la struttura che ha guidato le scelte architettoniche.
Tutto il sistema è generato dalla struttura originaria, di straordinaria bellezza. I banchi di lettura sono stati creati a misura intorno ad ogni setto per ottimizzare lo spazio. E’ stato fatto uno studio attento della luce e il sistema di illuminazione concorre a creare un’atmosfera accogliente. E’ stata prevista un’illuminazione diretta sui banchi di lettura, sopra gli armadi rivolti verso l’alto con led che illuminano gli archi e le volte, ed è sospesa l’illuminazione sui banchi di consultazione, con un equilibrio tra l’illuminazione diffusa, diretta e indiretta. Tutti gli arredi sono stati progettati e realizzati su misura, con una perfetta integrazione di tutti i sistemi di arredo, di illuminazione e rampe con la maglia originaria, anche se il nuovo è diverso e contemporaneo, è nella logica costruttiva antica. L’effetto che dà è che sembra che sia stato costruito tutto insieme con un equilibrio cromatico dei materiali. Unitarietà e confort dell’atmosfera sono stati i due obiettivi raggiunti.
Le scaffalature alte sono state messe in mezzo agli archi dei setti e i mobili bassi, che fanno anche da piano di consultazione, dividono le campate in due. I mobili scelti sono rispettosi del contesto ma contemporanei.
Si è progettato all’interno della biblioteca anche una sala polifunzionale, con una capienza di 40 persone, idonea alla presentazione di libri, di scrittori, di poeti, corsi di scrittura creativa, piccole esposizioni di artisti e una saletta per area ludica per cercare l’integrazione anche dei più piccoli. Gli spazi interni sono stati arricchiti anche da una donazione di quadri raffiguranti scrittori e poeti di tutto il mondo, realizzati dal Maestro Raffaele Berardini ed ospitano alcune sculture di Lucilla Serafini. Quello che si percepisce appena si entra è un senso di armonia, una perfetta integrazione tra gli elementi preesistenti e quelli nuovi.
L’obiettivo importante, dice Roberto Sforzini, per la nuova amministrazione sarà quello di ricollocare le famiglie che vivono nel palazzo, per creare un centro culturale più ampio, trasformando il Polo Bibliotecario in Polo Culturale, con caffè letterario, luoghi di incontro, ecc., generando nella comunità quel naturale senso di appartenenza caratteristico dei luoghi collettivi riconoscibili ed importanti. Può essere interessante anche l’idea di favorire un’integrazione con altri spazi collettivi del centro storico di Vasto, recuperando le relazioni di Palazzo Aragona con la Villa Comunale, anche mediante un percorso pedonale.
Vasto si arricchisce con questo lavoro, di un palazzo storico, che diventa un luogo collettivo accogliente, un segno nella città, un’immagine architettonica coerente e di qualità, per privilegiare la relazione, l’incontro. Può essere considerata un’opera d’arte, un innovativo "spazio della bellezza".
Foto di Costanzo D’Angelo