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Marco Natuzzi, giovanissimo ricercatore sansalvese nel team MexBrain

Ricerca brillante sulla cura del Covid-19

redazione
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Il giovane ricercatore di San Salvo, Marco Natuzzi, fa parte del team MexBrain, guidato da Thomas Brichart, chimico di formazione, co-fondatore e CEO dell’azienda, la crisi sanitaria e la quarantena hanno avuto ripercussioni inaspettate… e portatrici di speranza per i pazienti affetti da casi gravi di Covid!

Il risultato della ricerca sulla cura del Covid -19, a cui ha partecipato anche Marco Natuzzi, pubblicato l’8 ottobre 2020, è molto interessante. Senza tralasciare le due principali applicazioni terapeutiche, la start-up ha trovato una possibile applicazione della sua tecnologia nei casi di setticemia, un tipo di infezione riportato in numerosi casi gravi di covid. Per questo motivo è stata ottenuta un’autorizzazione a tornare in laboratorio durante il periodo di lockdown (rispettando le condizioni di sicurezza). Dopo aver realizzato i primi test, un brevetto è stato depositato e una collaborazione con la Scuola veterinaria di Lione potrà verificare la pertinenza di questa tecnologia nei prossimi mesi.

Marco Natuzzi ha tanti successi nel suo curriculum. Giovane talento sin dalla sua adolescenza. A 12 anni ha partecipato ai campionati italiani di matematica all’Università Bocconi di Milano e a diciotto anni ha vinto una medaglia d’argento alle Olimpiadi Italiane di Informatica.
Ha conseguito al Politecnico di Milano una laurea magistrale con lode in Ingegneria dei Materiali e delle Nanotecnologie e una laurea magistrale in Fisica e Chimica all’École normale supérieure di Lione nell’ambito di un programma di doppia laurea.
Attualmente è al terzo anno di dottorato di ricerca a Lione presso la start-up MexBrain, il cui scopo è lo sviluppo di un dispositivo medico capace di estrarre efficacemente metalli dal sangue attraverso un apparato di emodialisi.

https://www.brefeco.com/expertises/thomas-brichart-mexbrain-la-covid-nous-ouvert-une-nouvelle-voie-therapeutique

La situazione eccezionale generata dalla crisi sanitaria ha infatti permesso alla giovane start-up MexBrain di Lione, che sviluppa dispositivi medici innovativi per l’estrazione dei metalli accumulati nel corpo, di posizionarsi su un percorso terapeutico che non aveva immaginato a priori. ” Siamo ospitati dall’Università di Lyon 1 all’interno dell’Institut Lumière Matière (ILM), un centro di ricerca dell’Università-CNRS da cui provengono due dei nostri co-fondatori “, ricorda Thomas Brichart. Quando l’università ha chiuso a marzo per la quarantena obbligatoria, “ognuno di noi cinque è tornato a casa, e siccome avevamo molto tempo davanti, abbiamo letto molto, sul Covid in particolare…”.
Con gli occhi acuti degli scienziati e dei ricercatori che compongono il team MexBrain, “abbiamo identificato che la nostra tecnologia, basata sulla cattura selettiva dei metalli accumulati nel corpo (mediante un dispositivo di dialisi associato a un fluido colloidale) ) potrebbe riguardare la setticemia, un’infezione generalizzata che compare in alcune forme aggravate di Covid”.

Per i pazienti con casi gravi, infatti, si osserva spesso una reazione immunitaria eccessiva e “il nostro dispositivo medico potrebbe frenare questa reazione e limitare i danni arrecati agli organi, aumentando così le loro possibilità di sopravvivenza ”, augura Thomas Brichart.

 

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