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Un Ospedale per Vasto o per il Vastese? Cosa serve al territorio

La nota della Cgil-Fp: "Confrontarsi non su logiche campanilistiche"

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In questi giorni si è nuovamente aperto un dibattito sul tema della costruzione dell’ospedale di Vasto e la sua localizzazione.

Si discute di posti letto, unità operative o di eventuali accordi con Termoli. Nessuno parla di che tipo di ospedale si vuole.

La Cgil Fp, che ha sempre avuto una posizione chiara sulla questione della nuova rete ospedaliera, ribadisce che al centro della discussione bisogna mettere il decreto 70 del 2015, che definisce gli standard qualitativi, strutturali e tecnologici, relativi all’assistenza ospedaliera. Il decreto prevede una classificazione degli ospedali e dei DEA (dipartimento Emergenza e Accettazione) legandoli al relativo bacino di utenza. Bisogna confrontarsi sulla localizzazione dell’ospedale non con logiche campanilistiche, ma tenendo conto che il nosocomio serve un intero territorio e non una singola città. Il rischio concreto (se si continuasse sul campanilismo) e che forse, dopo 21 anni che se ne parla, si riuscirà a costruire un ospedale a Vasto, ma sarà un ospedale di base, senza nessuna specialistica importante.

Stesso discorso riguarda Lanciano.

I conti sono facili da farsi. Un Ospedale di primo livello deve avere un bacino d’utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti; un ospedale di base ha bisogno di un bacino d’utenza tra 80.000 e 150.000 abitanti. Tutto il Vastese non va oltre i 105.000 abitanti; il Lancianese ne conta circa 115.000. Se è questo quello che si vuole si faccia pure ma sicuramente non porterebbe nessun beneficio in termini di miglioramenti qualitativi e quantitativi per l’assistenza ai cittadini.

La Cgil Fp ritiene che ci sia bisogno di una operazione verità e che la Asl faccia un piano per costruire un ospedale di primo livello a servizio dei territori di Vasto e Lanciano con le specialistiche e posti letto previsti dal decreto Lorenzin. Per la localizzazione i Sindaci dei territori interessati sicuramente sapranno trovare il posto migliore dal punto di vista logistico, che possa soddisfare tutti.

Anche Chieti deve mettere da parte il campanilismo (sempre tenendo conto del Decreto Lorenzin) e farsi protagonista di un’azione che coinvolga Pescara per realizzare insieme un ospedale di secondo livello che ha bisogno di un bacino tra 600.000 e 1.200.000 abitanti. L’ospedale di secondo livello è l’unico che può contenere le specialistiche di elevata complessità come la cardiochirurgia e la neurochirurgia. Senza un accordo tra Chieti e Pescara probabilmente sarà la regione Abruzzo a non avere un ospedale di secondo livello, condannando la popolazione abruzzese ad un ulteriore incremento della già alta mobilità passiva.

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