Partecipa a Histonium.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Il Pronto Soccorso del 'San Pio': tanti i malati e lunghe attese

Le riflessioni della dr.ssa Maria Amato: “Quelli che ho nel cuore sono loro, gli operatori del pronto soccorso”

redazione
Condividi su:

Si sente parlare in questi giorni del Pronto Soccorso del San Pio di Vasto. C’è chi sottolinea le lunghe file, il clima di ansia e nervosismo di chi per lunghe ore deve aspettare, in base al codice ricevuto. Tanti sono i turisti in questo periodo in tutto il nostro territorio, probabilmente ci sono anche pazienti che si rivolgono alle strutture del pronto soccorso anche per patologie che potrebbero essere gestite e risolte dal medico curante o dalla guardia medica. Tutto questo rallenta i tempi. E per arrivare alla frase tanto attesa  “E’ arrivato il suo turno, tocca a lei!” ci vogliono a volte delle ore.

La dr.ssa Maria Amato direttore della Radiodiagnostica del San Pio di Vasto afferma che come tutti gli anni in questi giorni si sente parlare del Pronto Soccorso dell'ospedale e come sempre, i pazienti si spazientiscono, qualcuno diventa aggressivo, qualche altro dice ai giornali che gli operatori erano scortesi, che non c'è organizzazione, qualche altro avvia un confronto politico. “Niente di nuovo.”

“In questi giorni va così arriva di tutto, e il PS fa da imbuto, e se si può andare veloci sulle cose da niente (ma le cose da niente non devono andare in PS) le cose serie vogliono tempo, un dolore toracico può essere da sudata o da ventilatore, fino alle situazioni più gravi, quelle che poi attivano i percorsi di emergenza, l'affanno passa per l'ECG, in genere fa la radiografia del torace, spesso finisce in sala Tac, ma nel frattempo è stato visitato, ha fatto esami di sangue, deve fare consulenze.

Io che vedo pazienti già filtrati, quelli che passano dalla sala raggi del PS, per capirci quella dove si fanno rx ossa e torace ho visto 72 pazienti, e ognuno di loro ha fatto radiografie di più di un distretto.

E oggi tutti hanno ragione, i pazienti che hanno aspettato e che hanno perso tempo e mare, quelli con situazioni più serie che hanno avuto sofferenza e timore, chi li accompagna che ha mille pensieri nella testa, quelli che hanno visto il solito casino in sala d'attesa, quelli che giustamente si aspettano sorrisi e gentilezza e spesso subiscono risposte secche e respingenti.

Per me che li conosco uno per uno, che so che faccia hanno alla fine del turno, che riconosco al telefono la voce dell'ansia quando chiamano per sollecitare qualcosa che già va di corsa, quelli che al massimo sono una via di transito quando le cose vanno bene o che fanno da primo parafulmine se ci sono critiche da fare, che nei pazienti critici devono decidere in tempi rapidi chi resta a Vasto e chi e dove va trasferito, che fanno da cuscinetto tra la pressione dell'utenza e la capienza dell'ospedale (che per tutto l'anno è il bistrattato marginalizzato Ospedale di Vasto e che a ferragosto dovrebbe essere la Mayo Clinic), quelli che sognano una tac come un letto a castello, che hanno l'incubo dei posti letto esauriti, oggi quelli che ho nel cuore sono loro, gli operatori del pronto soccorso. Nonostante la tensione dovuta al ritmo e la fatica dei miei occhi, la mia stanchezza non è lontanamente vicina a quella dei colleghi del PS.

Li metto costantemente in discussione ma in giorni come questi come sempre chapeau!”

 

Condividi su:

Seguici su Facebook