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Cassa integrazione in ritardo, la protesta dei lavoratori del settore Trasporti

La Faisa-Cisal interviene sulla questione. Il problema interessa le aziende private

redazione
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Al centro dell'attenzione la problematica del ritardo dei pagamenti degli assegni ordinari del Fondo Integrazione Salariale (gestito dall’Inps) al quale fanno ricorso le aziende di trasporto pubblico nei casi di necessità come quello derivato dall’emergenza Covid-19, che ha costretto le stesse aziende pubbliche e private a collocare i propri dipendenti in cassa integrazione per la prima volta nella storia dei trasporti.

"Si vuol rendere noto all’opinione pubblica - sottolinea in una nota Luciano Cicchitti (Rsa Faisa-Cisal azienda Di Fonzo) che le dinamiche del trasporto pubblico vengono sostenute da una contribuzione regionale per ogni chilometro percorso dalle aziende che svolgono i suddetti servizi e che queste contribuzioni sono state volutamente elargite dalla Regione alle aziende anche e soprattutto nel primo periodo di emergenza (con i servizi bloccati, ndr.) proprio per il fine di sostenere economicamente i lavoratori anticipando loro la cassa integrazione.

Lodevolmente, le aziende pubbliche hanno di fatto anticipato la cassa integrazione ai propri dipendenti compensando i loro anticipi con i versamenti contributivi degli stessi lavoratori presso l’Inps, cosa che invece non hanno fatto le aziende private le quali hanno prontamente approfittato della facoltà di demandare i pagamenti degli assegni in modo diretto dall’Inps, ma con i bilanci al sicuro e pieni sia delle contribuzioni regionali percepite sia del risparmio del carburante dei mezzi rimasti fermi per la soppressione delle corse durante il lockdown.

Alle sollecitazioni e richieste di informazioni circa le cause di questo ritardo, sia alle aziende che all’Inps, le risposte sono state sempre vaghe e mai esaustive scaricando ognuna sull’altra le proprie responsabilità".

La sigla sindacale Faisa-Cisal, con il suo segretario regionale Luciano Lizzi, auspica che la sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso questa problematica possa alimentare la voce flebile di quei lavoratori che da 4 mesi aspettano il sostegno richiesto dalle aziende al fondo sopra citato, e che i responsabili di questi ritardi si adoperino in modo tempestivo alla risoluzione di tutti gli ostacoli poiché oltre ai conti correnti dei lavoratori a secco da 4 mesi di fatto anche l’economia locale risente di queste mancanze.

Alcuni lavoratori si sono visti recapitare buste paga con un segno negativo sul netto da pagare, quindi è arrivato proprio il momento di far sentire la voce dei lavoratori. Lo si vuol fare in modo pacifico ma determinato, poiché si comprende in pieno la drammaticità dell’emergenza dalla quale è scaturita questa necessità di ricorrere al sostentamento sociale, ma il rischio che, dalle difficoltà economiche dei lavoratori, possano scaturire altre drammaticità la Faisa-Cisal sente il dovere morale di alzare la voce verso i responsabili di questo ritardo".

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