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Cannabis legale: la guida base

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Negli ultimi anni, si parla sempre di più di cannabis legale anche in Italia. Il motivo è legato al fatto che, nel gennaio 2017, è entrata in vigore la Legge 242/2016, un testo normativo finalizzato a promuovere la coltivazione della canapa come coltura sostenibile utile anche all’arricchimento e al nutrimento del suolo.

Questo testo normativo, che ha recepito le direttive europee, permette la coltivazione nel nostro Paese di 64 varietà di cannabis legale. La principale peculiarità delle piante di cannabis legale in Italia riguarda la percentuale di THC, ossia il principio attivo psicoattivo per eccellenza.

Per essere legale in Italia, la cannabis light deve essere caratterizzata da una percentuale di THC compresa tra lo 0,2 e lo 0,6%. In virtù di quanto appena ricordato, la cannabis light legale in Italia non è annoverabile tra le sostanze stupefacenti.

Nonostante questo, bisogna comunque fare attenzione quando la si assume. La cannabis light, infatti, può essere rilevata dai test antidroga. Ricordiamo altresì che, nonostante la mancanza di effetti collaterali, prima di iniziare a provarla è opportuno consultare il proprio medico curante.

Come coltivare la cannabis light legale in Italia

Una guida base dedicata alla cannabis light legale in Italia deve, per forza di cose, prendere in considerazione i consigli per la coltivazione. Chi vuole gestirla può farlo tranquillamente, ma deve tenere presenti alcune regole. La principale riguarda i semi, che devono essere dotati di autocertificazione attestante l’iscrizione al Registro Europeo.

All’utente finale viene caldamente consigliato di conservarli per almeno un anno nell’eventualità di controlli da parte delle Forze dell’Ordine. Ovviamente le sementi devono portare a piante con una percentuale di THC non superiore allo 0,6%.

Detto questo, vediamo come regolarsi a livello pratico. Per quel che concerne il terreno, è bene specificare che non ci sono grandi problemi. La cannabis, infatti, è una pianta che cresce particolarmente ovunque.

Esistono comunque delle indicazioni che aiutano a ottenere risultati più soddisfacenti. Tra questi è possibile citare il fatto di orientarsi verso terreni con caratteristiche aerose - relative nello specifico al substrato - in modo da non trattenere troppa acqua.

Dal momento che è una pianta infestante, la cannabis ha il vantaggio, sia per il portafoglio del coltivatore sia per l’ambiente, di non richiedere l’utilizzo di diserbante. Un consiglio da professionisti riguarda il fatto di concentrarsi, nel corso della fase vegetativa, sull’integrazione di azoto.

Un altro oggettivo vantaggio della coltivazione della cannabis riguarda la versatilità. Oltre al processo di coltivazione a terra, si può infatti parlare di coltivazione di cannabis con tecniche idroponiche e aeroponiche. In questi frangenti, le radici della pianta sono sospese e la crescita si concretizza grazie all’assorbimento di miscele nutritive ad hoc.

Quando è meglio seminare la cannabis?

Proseguendo con le dritte utili da seguire per approcciarsi alla coltivazione della cannabis light, è impossibile non soffermarsi sui tempi. Il periodo ideale per seminare i semi di cannabis è a primavera inoltrata, idealmente tra l’inizio del mese di aprile e la fine del mese di maggio.

Nei frangenti in cui si ha intenzione di mantenere a livelli contenuti la crescita, ci si può dedicare alla semina della cannabis anche attorno al mese di giugno. Quanto tempo ci vuole prima di vedere le prime piante spuntare? Tutto dipende dalla tipologia di pianta scelta. In generale, però, bisogna considerare un tempo compreso tra 1 o 2 settimane.

Quando si iniziano a vedere le piante spuntare dal terreno, prende il via la fase vegetativa. Concludiamo facendo presente che i tempi appena ricordati riguardano le coltivazioni di cannabis outdoor, circostanze in cui la temperatura non può essere regolata in maniera mirata.

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