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Gioco d'azzardo, dipendenza sempre più preoccupante

Occasione di riflessione nell'incontro al Serd di Vasto prendendo spunto dal libro 'Jackpot dell'anima'

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Si comincia per divertimento e si finisce con il non poterne fare a meno. Quando il desiderio di giocare si trasforma in un bisogno, in una impellente necessità significa che si è oltrepassato il confine e si è caduti nella dipendenza. Una patologia, quella del gioco d’azzardo patologico, che ha grosse ripercussioni sociali, familiari, economiche e relazionali.

Prenderne consapevolezza è il primo passo verso la guarigione che spesso passa attraverso un percorso di sofferenza.

L’occasione per parlarne nell’incontro pubblico con Roberto Salerni, medico della Asl di Pescara, autore del libro “Jackpot dell’anima” tenuto nei locali del Serd di Vasto, che per la prima volta ha spalancato le porte per accogliere non solo i pazienti e i loro familiari, ma anche quei cittadini che vogliono saperne di più sul gioco d’azzardo patologico. Non una semplice presentazione di un romanzo, scritto con un linguaggio semplice ed efficace, ma il racconto di una storia vera da parte di chi quella dipendenza l’ha vissuta sulla sua pelle. Si tratta, infatti,  di un libro autobiografico. Il tema centrale è il gioco d’azzardo, con una condanna specifica del gioco on line, molto più pericoloso di quello fruibile nelle sale slot, in quanto praticabile in ogni momento e in ogni luogo.

Ogni volta che giocavo scrivevo un diario, racconta Salerni, “da lì ho estrapolato il libro. Il dolore che si prova nella dipendenza da gioco d’azzardo è indicibile, viscerale, non si può neanche raccontare. Avevo perso la reputazione e l’autostima, ma non la dignità. La famiglia, quando c’è, è la salvezza, ma a volte c’è bisogno di qualcosa che và oltre le cose materiali, qualcosa di infinito e di più intimo che possa riempire il vuoto”.

Parole che hanno stimolato non solo la curiosità dei presenti – operatori, cittadini, rappresentanti di associazioni ed insegnanti – ma che sono arrivate dritte al cuore dei giocatori che hanno partecipato all’incontro. Molte domande e  tante riflessioni ad alta voce su come intercettare quella platea di persone che cominciano a manifestare qualche problema, ma non sono ancora dipendenti. A moderare il dibattito la giornalista Paola Cerella.

“Abbiamo organizzato quest’incontro per aprire il Serd al territorio, spiega Antonietta Fabrizio, la responsabile del Servizio, “cerchiamo di accogliere tutti i pazienti che hanno dipendenze patologiche, offrendo trattamenti multidisciplinari. Il benessere psico-fisico è un obiettivo a cui tutti devono aspirare”.

L’assessore Anna Bosco, presente all’incontro, ha annunciato che è in fase di predisposizione un regolamento che disciplina, tra l’altro, le distanze minime delle sale gioco dai luoghi cosiddetti sensibili, cioè scuole, chiese, strutture sanitarie, centri di aggregazione e cimiteri. “E’ aperto al contributo di tutti”, ha sottolineato la delegata della giunta guidata dal sindaco Francesco Menna, che non si è limitata a portare i saluti dell’amministrazione comunale, ma è rimasta fino alla fine.

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