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Non si può morire per amore o perché si è donna

Le donne devono trovare il coraggio di denunciare e devono non solo essere ascoltate, ma aiutate e protette.

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Condannato per lesioni aggravate un uomo risultato violento. Il Tribunale di Vasto, in composizione collegiale formato da Bruno Giangiacomo, Fabrizio Pasquale e Rosanna Buri, riconosce che una donna, moglie e madre, non deve essere vittima di lesioni procurate da un marito, perito agrario da privatista, frustrato per  avere sposato una moglie di estrazione sociale e culturale superiore a lui, oggi professoressa. Ricordiamo che la violenza sulle donne è a carattere trasversale e colpisce, quindi, anche donne laureate e con posizioni sociali autorevoli.

La condanna è stata coadiuvata dal prezioso contributo della dr.ssa Marianna Trimboli che ha riscontrato nel marito: “una personalità di stampo paranoideo, orientato al sospetto ed alla minaccia, al timore di essere denigrato e/o deriso…..tendenza alla rabbia ed agli impulsi aggressivi nei confronti della moglie…..”, nonostante consideri la moglie l’oggetto principale del suo amore. Siamo di fronte a quello che la cronaca chiama amore criminale. Le osservazioni contrarie del perito dell’imputato, professor Orfanelli, non sono state accolte dalla perita. L’avv. Stefania Bracaglia che ha difeso la donna ribadisce l’importanza della denuncia poiché le donne non devono essere remissive né debbono avere paura di denunciare, sia per la loro incolumità che per quella dei figli, presenti purtroppo in tal caso quando il padre si scagliava contro la loro madre. Il condannato è stato difeso dagli avvocati  Fiorenzo Cieri e Cinzia Di Medio.

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