“Pronti a dare lavoro in municipio ai 14 lavoratori del Cotir che hanno vinto il ricorso in Tribunale. Sì, noi siamo disponibili, magari ricorrendo alla mobilità, a un comando, a un riassorbimento”.
Lo ha detto il sindaco di Vasto, Francesco Menna, interrogato da Tv6 sul destino di parte dei 27 lavoratori messi alla porta dopo la chiusura del Cotir di località Zimarino. Quello del primo cittadino, è bene dirlo, è per ora soltanto un auspicio, privo al momento di riscontri concreti.
Va sottolineato, specie ora, vigilia del voto del 4 marzo, per evitare qualsiasi strumentalizzazione. E per scongiurare che i ricercatori, ma anche tutti gli altri che il lavoro al Cotir l’hanno perso, finiscano nel tritacarne della battaglia elettorale. Sarebbe un’ulteriore, gratuita illusione per chi, da tre anni, non sa cosa sia uno stipendio.
Il sindaco di Vasto, in ogni caso, spera che la soluzione dell’amaro caso venga proprio dalla sentenza del Tribunale di Vasto, che ha riconosciuto i ricorrenti come inquadrati in un ente pubblico, sebbene non economico. Menna, insomma, lancia il sasso nello stagno e chiede alla Regione di intavolare una trattativa con i sindacati. Anche allo scopo di salvare i beni strumentali del consorzio di ricerca in agricoltura, costosi e, al momento, destinati al colpevole abbandono (la Corte dei Conti che dice in merito?)
Unico scoglio, non da poco: il Cotir è in liquidazione. Ci vorrebbe un investitore privato, come spera l’assessore all’Agricoltura, Dino Pepe, per far rifiorire il centro. I ricercatori licenziati e tutti gli altri, gli ricordano tuttavia un concetto chiaro: compito di un assessore regionale non è soltanto sperare, ma di fare.