Quattordici dei ventisette dipendenti del Cotir di località Zimarino, in pratica, ricercatori, tecnici e gli altri assunti per concorso, sono dipendenti pubblici e, come tali, vanno trattati.
Lo ha deciso il Tribunale di Vasto (presidente Anna Rosa Capuozzo, a latere Stefania Izzi e Prisca Picalarga) che, accogliendo il ricorso dei lavoratori, ha riconosciuto loro il diritto alla qualifica. Il primo passo verso la sospirata e sacrosanta ricollocazione in un ente pubblico.
Il Cotir è ormai chiuso, come deciso dalla Regione Abruzzo, ma i dipendenti non sono stati, di fatto, licenziati. Per i giudici vastesi, dunque, i ricorrenti hanno ragione e vanno soddisfatte le loro legittime aspettative.
Tornano così a sperare, dopo tre anni di dolorose delusioni e stipendi che mancano all’appello, Marilena Di Tullio, Elvio Nicolino Di Paolo, Armando Mammarella, Andrea Civitarese, Roberta Ruggiero, Sandra Mariani, Donato Antonio Civitella, Daniela Scardapane, Mario D’Ercole, Giovanni Fecondo, Laura De Francesco, Giovanni Ghianni, Tonino Di Paolo e Simona Velletri. Sono stati assistiti nel vittorioso ricorso dagli avvocati Luigi Cerchione, Carmine Di Risio, Olivia Mammarella Tosè e Fabrizio Proietti.
Se vero è che, d’ora in poi, per tredici persone il futuro resterà incerto, per quelli che hanno scelto la via giudiziaria le prospettive appaiono meno nebulose. La strada per il diritto al posto di lavoro, conquistato con anni di studio e sacrificio, resta tuttavia in salita.
Ad anticipare la notizia, ieri, era stato il presidente della Commissione di Vigilanza della Regione, Mauro Febbo, che aveva colto l’occasione per attaccare il governatore, Luciano D’Alfonso e l’assessore all’Agricoltura, Dino Pepe.