“In attesa che accada qualche fatto nuovo, nel frattempo, siamo punto e a capo!”
Così Camillo D’Amico, presidente regionale di Copagri, a proposito dell’emergenza cinghiali.
“Faccio questa riflessione pubblica – scrive però - da cittadino. Finita la stagione venatoria lo scorso 31 dicembre, era chiaro che il problema cinghiali si sarebbe riproposto in tutta la sua vastità e gravità. Ancora una volta, colpevolmente, non si è lavorato per dare un seguito alla possibilità di abbattimenti, sia con il metodo del selecontrollo, sia con la caccia di soccorso.
Oggi siamo nella materiale impossibilità – prosegue D’Amico - di azionare qualsiasi forma di controllo e/o abbattimenti. Il risultato evidente è che stiamo velocemente tornando a una situazione fuori controllo.
L’A.T.C. (Ambito Territoriale di Caccia) non può agire, la Provincia è senza poteri, la Regione Abruzzo sonnecchia e i suoi più autorevoli rappresentanti, in ben altre faccende affaccendati (leggi elezioni politiche). Tutto ciò con buona pace delle tante promesse fatte e non mantenute come quella, un po' farlocca per la verità, d’impegnare addirittura l’esercito in questa impari battaglia!
Per assurdo dobbiamo dire grazie – aggiunge provocatoriamente D’Amico - a qualche cacciatore di frodo dallo spirito mai sopito che caccia tutto l’anno, così riducendo di qualche numero i tanti cinghiali in circolazione. Sono da biasimare coloro che, come capitato qualche giorno fa in un giardino privato a Vasto, hanno preferito far scappare il malcapitato cinghiale piuttosto che farlo abbattere come sarebbe stato giusto. A costoro chiedo quale tipo di soluzione propongono in luogo di cattura e/o abbattimenti.
Viene da chiedere quanto ancora i cittadini debbono aspettare per vedere realizzata solo una delle tante promesse fatte? Quanto tempo ancora per vedere avviato il virtuoso processo di costituzione della filiera produttiva che faccia diventare il cinghiale da problema ad opportunità di lavoro e reddito? Nella scala istituzionale chi di deve assumersi la responsabilità di agire di fronte ad evidenti pericoli per l’incolumità pubblica? Quanto tempo gli operatori agricoli devono ancora aspettare perché le loro produzioni siano veramente tutelate ed il loro lavoro premiato con vere politiche di sostegno? A queste domande – conclude D’Amico - è ora di rispondere in concreto con fatti e non parole vuote e fumose. L’esasperazione è tanta che si unisce ad una sfiducia crescente. I cittadini non ne possono più e, oltre ai cinghiali, cominciano a generare problemi e preoccupazioni anche cervi e caprioli. In attesa che accada qualche fatto nuovo, nel frattempo, siamo punto ed a capo!”
Gianni Quagliarella