"Provvedimenti che stavamo aspettando con ansia. Certo, nessuno ci restituirà i nostri figli, ma almeno sapremo chi sono i responsabili della tragedia".
Mario Tinari, padre di Jessica, una delle 29 vittime dell’Hotel Rigopiano di Farindola, spazzato via da una slavina il 18 gennaio scorso, è stato uno dei primi a sapere dei 6 avvisi di garanzia notificati dalla Procura della Repubblica di Pescara che conduce la delicata inchiesta.
"Me l’aspettavo, certo – aggiunge – visto che anche a noi, congiunti delle vittime, gli inquirenti hanno chiesto i telefonini, per trascrivere tutte le conversazioni avute con i nostri cari fino a un attimo prima di perdere i contatti. Per sempre".
Mario Tinari, orgogliosamente composto nel commentare la notizia del decollo dell’indagine, ha aggiunto: "Coloro che lavorano nel pubblico hanno una responsabilità maggiore rispetto agli altri, sono, per così dire, dipendenti al servizio dei cittadini e, per questo, hanno il dovere di fare bene il loro lavoro. Lo diranno i giudici se, come a noi sembra, sono venuti meno ai loro doveri".
Tinari, che con la moglie Gina, ha adottato uno dei cuccioli di pastore abruzzese sopravvissuti alla slavina, si commuove quando gli chiedi di Golia, così si chiama il cagnolino bianco, come avrebbe desiderato la sua Jessica: "Cresce, sta bene – dice l’uomo –, ci attacchiamo a lui per pensare alla nostra amata figliola. Che, purtroppo, non c’è più".