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Omicidio di viale Perth, verifiche su telefonini e pc. La famiglia della vittima: 'Basta odio'

In Tribunale i primi passaggi giudiziari per la vicenda che ha sconvolto Vasto. Il papà di Italo, Angelo, lancia un appello

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Verifiche sui telefonini della vittima e di Fabio Di Lello e, di quest'ultimo, dovranno essere presi in esame anche il computer e il profilo Facebook.

Di questo la Procura di Vasto ha incaricato Domenico D'Orazio, ingegnere, nominato consulente tecnico: dovrà effettuare gli accertamenti irripetibili nell'ambito dell'incidente probatorio richiesto dal pubblico ministero Gabriella De Lucia, titolare dell'inchiesta sull'omicidio di Italo D'Elisa. Il 21enne è stato ucciso, il primo febbraio scorso, con tre colpi di pistola, da Fabio Di Lello, 33 anni, che ha voluto vendicarsi del decesso della moglie Roberta Smargiassi - avvenuto il 1° luglio 2016 - nello scontro tra l'auto di D'Elisa e il motorino condotto dalla donna. Fatto per cui D'Elisa era imputato di omicidio stradale.

L'incarico al perito è stato assegnato in Tribunale, dove, a livello legale, erano rappresentate tutte le parti che, a propria volta, hanno nominato i rispettivi consulenti: Francesco Leone per Di Lello (presenti gli avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni) e Gianluca Biocca per D'Elisa (presente l'avvocato Pompeo Del Re).

Intanto Di Lello è rinchiuso in carcere, a Vasto, con l'accusa di omicidio volontario premeditato. Il gip Caterina Salusti ha deciso di convalidare l'arresto, dopo che, nell'interrogatorio di garanzia, l'indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'uomo è in isolamento, controllato a vista. I suoi difensori dicono che alterna lunghi silenzi ad altrettanto interminabili pianti e cerca di leggere.

Mentre il padre di Italo, Angelo, in tv, ha chiesto di pregare "per queste famiglie distrutte" e di ascoltare l'appello lanciato dal parroco durante i funerali del figlio a fermare "questa ondata di odio" che ha travolto tre famiglie e sconvolto un'intera città. "Mio figlio - ha raccontato - era un ragazzo che si dedicava a tutti, stava nella protezione civile, si dedicava al prossimo. Dopo l'incidente ha avuto bisogno di cure. Era un morto vivente, c'era, ma era come se non ci fosse. Io ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Non ho odio per nessuno, voglio soltanto che preghiamo tutti insieme. Non abbiamo rancore. E ora lasciateci tranquilli". 

L'udienza preliminare a carico di D'Elisa, rinviato a giudizio, era fissata per il 21 febbraio. Nessuna lentezza della giustizia, dunque, secondo il procuratore di Vasto Giampiero Di Florio che, in televisione, ha chiarito perché D'Elisa non fosse stato arrestato dopo l'incidente. "Con un limite di 50 km orari - ha detto - il ragazzo andava a 62. Non aveva assunto stupefacenti o alcol, era incensurato, si è fermato per prestare i primi soccorsi. Anche nel caso in cui si fosse proceduto all'arresto, il ragazzo sarebbe uscito dopo due giorni, perché non c'erano le esigenze cautelari, non possiamo inventarcele come anticipazione della pena. I presupposti per una custodia cautelare sono fissati dal codice". 

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