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I robot ci rubano il lavoro o ci daranno da mangiare? I parte

Il Sabato Economico

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Lo sviluppo della robotica porterà ad una vera rivoluzione economica e sociopolitica nei prossimi anni che toccherà direttamente o indirettamente, in maniera precoce o tardiva, un gran numero di individui.

L’annuncio in città di possibili esuberi per decine di persone in un noto centro commerciale mi ha spinto ad affrontare il tema della robotica che è centrale in una strategia di investimento di lungo termine (consiglio caldamente di investire in questo settore) ma che genera anche profondi cambiamenti socio economici.

Procediamo con ordine…

La vicenda locale è chiaramente legata sia all’incapacità manageriale nel fronteggiare i cambiamenti del settore (negli ultimi anni è aumentata la concorrenza con l’apertura di altri centri commerciali in città) sia agli sviluppi inesorabili della tecnologia e della robotica che va a sostituire lavori altamente ripetitivi (ad esempio l’introduzione di casse automatiche).

Il sociologo Rifkin, in uno studio sulle trasformazioni secolari del lavoro e sul suo futuro, mostra come la grande maggioranza dei lavoratori sia passata da un lavoro agricolo pre-rivoluzione industriale, ad uno industriale, ad uno post industriale. Ad oggi mediamente il 70% della popolazione nei paesi sviluppati lavora nel settore dei servizi. Questo spostamento nel tempo da un settore all’altro è il frutto del progresso tecnologico che permette oggi di produrre più cibo per più persone con pochissimi addetti agricoli e più beni industriali e di consumo con meno operai rispetto al passato. Allo stesso modo anche l’orario di lavoro è andato diminuendo: se nell’era della rivoluzione industriale di lavoravano 14-16 ore al giorno oggi parliamo di circa la metà. E’ probabile che questo trend continui.

Il passaggio successivo, che abbiamo iniziato a sperimentare,  sarà guidato dalla rivoluzione robotica che andrà a toccare non solo il settore industriale (che comunque è già molto robotizzato) ma soprattutto quello dei servizi in quanto lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e della robotica permette di sostituire l’uomo in compiti via via più complessi.

Le analisi sui mestieri che spariranno, che resisteranno o che verranno creati sono molteplici e solo il tempo ci darà un quadro chiaro ma possiamo già citare alcuni esempi per avere un’idea della direzione in cui si sta andando: esistono già macchine capaci di leggere con estrema accuratezza e al doppio della velocità umana radiografie fatte su pazienti, macchinari in grado di somministrare anestesie al posto di un  anestesista, software in grado di scrivere articoli niente male e altri capaci di elaborare migliaia e migliaia di pagine di documenti legali che normalmente richiederebbero diversi assistenti legali. Lo stesso settore bancario è al centro di una rivoluzione digitale che porterà sempre più automazione e digitalizzazione e maggiori esuberi. A questo proposito mi piace riportare una mia esperienza personale del 2007, quando lavoravo ancora a Londra. Ebbene ricordo ancora con stupore il momento in cui sono entrato nella filiale di Bank della HSBC (una grossa banca retail inglese) e ho visto solo tante macchinette lungo i muri e pochissimi addetti. Ogni macchinetta la sua funzione, per versare gli assegni, per contare le monetine, per parlare con un operatore, oppure la classica funzione di prelievo. Era avveniristica, 10 anni fa!

Dovendo quindi tracciare uno schema delle trasformazioni del mondo del lavoro che ci aspettano io me lo sono immaginato in questo modo, diviso in quattro categorie:

  1. Lavori destinati a scomparire o ridursi fortemente: quelli ad altissima ripetitività e basso valore aggiunto o complessità. Si passa dai ruoli degli operai scarsamente specializzati, ai cassieri, bigliettai ecc.
  2. Lavori ad alto rischio e che necessitano di evolversi per sopravvivere: qui c’è un’ampia gamma che include molti colletti bianchi a partire da funzioni di contabilità aziendale, ad assistenti legali, agenzie assicurative, agenzie di viaggio ecc.
  3. Lavori destinati tendenzialmente a resistere: qui includerei due sottocategorie, la prima rappresentata da figure di altissima specializzazione dove i robot non possono arrivare o forse non arriveranno mai (per esempio un ingegnere nucleare), la seconda dove è fondamentale una caratteristica che per definizione i robot non possono avere, l’umanità. In quest’ultima si può spaziare, ad esempio, dai servizi dell’ ospitalità (camerieri), alla cura della persona e servizi per anziani (infermieri, badanti, babysitter, estetisti), all’inventiva (artisti, musicisti, attori).
  4. Lavori destinati a svilupparsi: tutti i nuovi lavori legati alla progettazione, costruzione e manutenzione dei nuovi robot (ingegneri, programmatori ecc.) e tutti quelli  legati alle nuove tecnologie già esistenti (social media, stampanti a 3D, all’internet delle cose, ai settori in forte sviluppo come la green economy) e ancora da inventare (nanotecnologie, bioingegneria ecc.)

Nel prossimo articolo analizzeremo le conseguenze di questi cambiamenti sulla società e sul reddito di ciascuno.

 

Alberto Marracino

Consulente  finanziario

Cell.: 338 7195083

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