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'Gerico in festa': il prossimo che non fa paura

La parrocchia di San Nicola a San Salvo festeggia il ricordo di Maria Giulia Moretta

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Gerico in festa in ricordo di Maria Giulia Moretta, è questo il motivo dell'incontro a San Salvo di due grandi uomini, presentati dal presidente dell'associazione Antonio De Lucadon Gianfranco Travaglini, direttore della Caritas diocesiana e don Michele Carlucci direttore dell'ufficio missionario diocesiano, filo conduttore tra i due, l'aiuto al prossimo, che sia esso vicino o 'straniero'.

Don Gianfranco cita il Vangelo ed elenca dati. «Abbiamo così paura degli stranieri, eppure sono solo il 4,9% della popolazione sul nostro territorio». La richiesta di aiuto alla Caritas arriva prevalentemente da padri di famiglia, ben il 65%. Essi chiedono aiuti materiali (37,9%), ma soprattutto ascolto (38%), solo il 7% chiede aiuti economici. La povertà deriva prevalentemente da problemi economici, per dipendenza da gioco, per motivi di salute, e infine per i cosiddetti motivi affettivo-relazionali, (uomini e donne separati o divorziati). Parla di due realtà: la Casa Lavoro e il Recinto di Michea.

L'ex carcere è stato trasformato in casa lavoro per quegli uomini che dopo aver scontato la pena hanno difficoltà a reinserirsi nella società. La Caritas vi arriva con i suoi volontari ricreando una rete affettiva e grazie al Recinto di Michea, una collaborazione costruttiva tra gli ex detenuti e i giovani disabili che qui trascorrono le loro giornate. Don Gianfranco ci lascia affermando: «Il dono più prezioso che possiamo dare all'altro è il tempo».

Don Michele, racconta la sua esperienza in India, dove essere donna e bambini significa essere considerati meno di un animale. Le sue parole sono macigni «Dobbiamo portare segni di inclusione e non di esclusione. Dio non viene glorificato dalle processioni, ma da opere di condivisione. Il vero cristiano lo si riconosce, non solo dalle mani giunte, ma dalle maniche rimboccate per l'aiuto dato agli altri».

Ed è dopo queste parole che ripropone l’iniziativa della raccolta alimentare. «Grazie a quanti ogni mese donano una busta di spesa riusciamo ad aiutare tante famiglie della nostra città che hanno difficoltà anche ad arrivare a fine mese».
Infine don Michele chiede vestiti: «Tanti fratelli scappano alla guerra che a noi appare lontana solo perché lo schermo della tv ci fa da filtro, ma la povertà e il dolore causato da queste guerre ormai da anni arriva sulle coste italiane. Ora anche il nostro territorio è stato chiamato all’accoglienza. Abbiamo bisogno di vestiti invernali per i nostri fratelli immigrati. Riscaldiamo con la carità l’inverno dei nostri fratelli immigrati, ci servono: pantaloni, maglioni, giubbotti, calze, scarpe».

Un incontro che chiama alla responsabilizzazione. Dispiace registrare l'assenza di tutte le istituzioni locali.

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