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Il passo indietro dell'eterno secondo

Massimo Desiati si dimette dal consiglio comunale e scatena la bufera nel centrodestra vastese

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Massimo Desiati, dunque, lascia la politica. Torna tra i riservisti, come dice lui e scatena la bufera nel centrodestra. Gli alleati s’indignano, su tutti Guido Giangiacomo, alfiere di Forza Italia, perché la bolla come scelta tardiva. Altri, maliziosamente, rigirano il coltello nella piaga: la dimostrazione, insinuano, che, visto sfuggire l’obiettivo, la poltrona di primo cittadino, il fondatore di Progetto per Vasto non avrebbe più stimoli per stare al timone, nello scomodo e duro ruolo di minoranza. Più che il mare aperto, dove diceva prima del ballottaggio di voler cercare i voti per vincere le elezioni del 19 giugno, Massimo ha trovato le secche di una politica che, dice, così com’è, non fa più per lui. Eppure, non più tardi di due mesi fa, a precisa domanda, nella bolgia del suo quartier generale di corso Europa, prometteva, Desiati, che, in caso di sconfitta, la politica non l’avrebbe lasciata. Come definire, adesso, quest’inversione di rotta? Un passo indietro per cedere il passo al nuovo, in cui non si ritrova, lui che vecchio certamente non è, con i suoi 59 anni? O segno di resa, incondizionata e definitiva, dopo cinque anni spesi nella lunga marcia d’avvicinamento all’ufficio più importante di piazza Barbacani? Comunque la si commenti, quella di Desiati è decisione che merita rispetto: è stato protagonista della vita pubblica locale e regionale per tanti anni e ora, annuncia, cercherà di dedicarsi ad altro. Non andrà ai giardinetti al Belvedere Romani, ne siamo certi, né a godersi l’ombra degli alberi alla villa comunale, sul viale detto delle Rimembranze. Una cosa, però, forse Massimo non aveva calcolato: il suo passo indietro arriva dopo quello dell’amico-nemico-rivale-alleato Peppino Tagliente. Non se la prenderà, dunque, da uomo di mondo, se gli diranno che è arrivato secondo. Ancora una volta dietro e non davanti a Peppino. 

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