Ci siamo: il Consiglio comunale di Vasto, così com’è nato nel voto del 5 giugno e si è poi perfezionato col successivo ballottaggio, può decollare.
Con le prime formalità di rito, la convalida degli eletti, il giuramento del sindaco, la nomina di presidente e vice della civica assemblea, si apre la stagione di Francesco Menna alla guida della città .
Ha vinto, l’avvocato - segretario comunale, di poco ma ha vinto e, dunque, tocca a lui dare le carte.
Nei suoi primi interventi ha già , in parte, indicato la via: partecipazione, trasparenza, ricambio generazionale. Calma olimpica, spirito ecumenico, Menna sa bene che, per meritarsi il rispetto di chi non lo ha votato, tanti quasi quanto i suoi elettori, dovrà dimostrare fin da subito di poter essere per davvero il sindaco di tutti i vastesi.
Ecco perché, con il prevedibile pubblico delle grandi occasioni a fare da cornice, le sue prime parole, al netto della comprensibile emozione, sono attese con grande curiosità . Deve pacificare la piazza, Francesco, mai come in questa tornata elettorale il popolo si è spaccato e, adesso, è necessario ritrovare la via del dialogo tra vincitori e sconfitti. Saprà regalare, Francesco, oltre alle dotte citazioni, alle forbite espressioni che quasi fanno invidia al governatore d’Abruzzo, principe degli esteti della parola, pensieri forti e fatti altrettanto concreti? Saprà tenere a bada, il sindaco, pressioni e appetiti di quel sottobosco sempre pronto a crescere rigoglioso e rapidissimo dietro la sua porta al primo piano di piazza Barbacani?
Interrogativi legittimi, ai quali il primo cittadino dovrà dare risposte convincenti. Che si tratti dei canonici primi cento giorni o della luna di miele, il Menna style dovrà far breccia nel minor tempo possibile. Possibilmente con pochi errori.
Il rinnovato Consiglio, tra molti volti nuovi, non vedrà fra i banchi dell’opposizione Peppino Tagliente: ha rinunciato, lui primo eletto della sua creatura, Unione per Vasto, facendo il passo indietro. Alessandra Cappa, che nell’ex sindaco ha creduto più di altri, ringrazia e raccoglie il testimone. La grinta ce l’ha, non ancora l’esperienza del ruvido confronto in aula. Le gioverà , peraltro, la sua solida professione di avvocato. Dai banchi della minoranza, sempre che non arrivino ricorsi o altri passi indietro, non tuonerà Davide D’Alessandro: ha investito energia e passione in campagna elettorale, ma i numeri, pur robusti, non lo hanno premiato. Ci sarà invece Massimo Desiati, il quasi sindaco, beffato per un pugno di schede: a domanda precisa aveva risposto che, in caso di sconfitta, avrebbe continuato. Buon lavoro.
Edmondo Laudazi due, il ritorno, che non è il sequel di un film, vedrà il pragmatico esponente del Nuovo Faro fare le pulci all’amministrazione. Com’è giusto che sia.
E ci saranno loro, le donne a 5 Stelle, Ludovica Cieri e Dina Carinci. Al voto di giugno hanno fatto il pieno di protesta: a loro il compito di trasformarla in speranza.