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Sviluppi giudiziari per il crollo della Casa dello Studente a L'Aquila: 'Indecoroso scaricabarile'

Il duro commento di Antonietta Centofanti, zia di Davide, giovane universitario vastese morto nel terremoto 2009 a L'Aquila

redazione
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Indecoroso scaricabarile”: così Antonietta Centofanti, zia di Davide, universitario vastese tra gli otto giovani morti a seguito del crollo della Casa dello Studente per il terremoto del 6 aprile 2009 a L'Aquila.

In rappresentanza del Comitato familiari della vittime, interviene dopo le dichiarazioni dell’avvocato Vania Della Vigna, che rappresenta i ragazzi sopravvissuti e ‘Michelone’, israeliano morto in quella triste circostanza. “L’udienza civile – dice Antonietta Centofanti - è stata aggiornata a giugno: la Regione Abruzzo tira in ballo lo Stato, l’Università, l’Adsu, l’Angelini e gli imputati condannati nei primi due gradi di giudizio.

Ed è solo l’inizio di un gioco sporco nel quale quale ciascuna delle parti, a vario titolo coinvolte, cerca di scrollarsi di dosso la responsabilità di quanto è accaduto. Questo scenario – rimarca - si fa ancora più vergognoso se prendiamo in esame il rischio di prescrizione per il processo penale, prevista per il prossimo 6 ottobre 2016. I tempi lunghi di un iter processuale, le sentenze ribaltate (vedi Commissione Grandi Rischi), il rischio di prescrizione, sempre in agguato, non rispondono certo al bisogno di giustizia dei familiari delle vittime di stragi e tragedie di ogni genere.

Il tributo umano che essi hanno dovuto pagare serva per lo meno a cambiare la giustizia di questo Paese e ad abolire la prescrizione per i reati contro la vita: come lo è stato quello che ha consentito che otto ragazzi, intessuti di sogni, venissero sepolti sotto il crollo di un edificio impropriamente denominato ‘Casa’ dello Studente e mai messo in sicurezza”.

Dice ancora Antonietta Centofanti: “Se lo si fosse considerato per ciò che era diventato, uno studentato, ossia un luogo che ospitava ragazze e ragazzi, il loro futuro, la loro formazione, i loro primi amori si sarebbero dovute porre in essere tutte le operazioni necessarie in termini di adeguamento e stabilità. Ciò non è stato e le responsabilità, morali e penali, sono di molti: singoli individui e istituzioni. Tutti noi – conclude -, che da quel 6 aprile viviamo un’altra vita, segnata per sempre dall’assenza dei nostri ragazzi, ci auguriamo di trovare in fondo al nostro percorso la giustizia e non la legge”.

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