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Profezia prenatale?

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+In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.+

Piena di Cristo, la giovanissima Maria, non può resistere al richiamo della Carità che le ispira nell'intimo di mettersi al servizio di sua cugina Elisabetta.
La più nobile, alta e regale creatura acquista gli atteggiamenti di un'umile serva che accompagna e accudisce una partoriente. Un immagine che prefigura un altro segno concreto di amore e servizio dato da Gesù, quello della lavanda dei piedi, narrato da Giovanni e che rispecchia il cuore delle esortazioni evangeliche consegnateci dal Maestro nel discorso delle Beatitudini, raccolte da Matteo. Un messaggio che ancora oggi resta provocatorio, lontano ancora dall'essere acquisito dal pensare comune.

+Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.+

La profezia si manifesta in Giovanni già nella sua vita prenatale, un segno forte che ci fa capire come la Rivelazione riconosca la dignità e l'importanza della persona già nell'utero di sua madre. Ad esultare nel grembo è un bambino, non un feto. Anche noi, se vogliamo accettarlo, siamo in una fase embrionale rispetto alla piena maturità in Cristo che si realizzerà con la nostra resurrezione. Anche a noi, come Giovanni nel grembo di sua madre, non ci è possibile vedere Gesù, ma possiamo "ascoltare", così come i bimbi nella loro vita prenatale odono le voci e i rumori arrivare dall'esterno. Se siamo attenti possiamo distinguere la Sua voce, proveniente dal mondo che ci apparterrà, che ci esorta ad incamminarci verso lo splendore.

+"Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».+

Gesù è appena un "embrione" ma già Elisabetta fa la sua professione di fede riconoscendolo come Signore. Ancora una conferma della dignità umana che le scritture attribuiscono alla vita prenatale. Elisabetta, insieme al suo bambino, anticipa nel segreto quello che poi il Battista farà pubblicamente, riconoscere e testimoniare l'identità del Cristo. È beata colei che ha creduto, e beati saremo anche noi se come Giovanni, pur non vedendo, sapremo riconoscere la voce del Signore ed esultare già nel buio utero di questa vita, nell'attesa della nostra nascita definitiva: la resurrezione.

Felice Domenica!
 
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