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Stipendi in ritardo al 'San Francesco' e ipotesi sciopero, ma resta alta la tensione tra i sindacati

Restano le difficoltà per i lavoratori del centro sanitario della Fondazione Mileno di Vasto Marina

redazione
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Sciopero dei lavoratori? Ci pensa la Cgil, a riguardo dello 'stato di precarietà permanente' relativo ai ritardi che continuano a registrarsi per l'accreditamento degli stipendi per quanti operano nelle strutture dell'Istituto 'San Francesco' della Fondazione Mileno di Vasto Marina.

Ad oggi mancano all'appello la tredicesima mensilità e dicembre 2015, con la scadenza del 10 del mese successivo, per quest'ultima corresponsione, già superata da 10 giorni. La sigla sindacale lancia un appello alle altre organizzazioni di riferimento delle maestranze, Cisl e Uil (se ci siete, battete un colpo, si scrive in una nota) arrivando a parlare di un possibile sciopero, dopo le varie manifestazioni di protesta, lettere varie ed iniziative tenute nei mesi scorsi e fino a qualche giorno fa. “L'ultimo stipendio – si legge nel documento - è stato quello di novembre (tra l'altro pagato in due rate). Se ci siete battete un colpo – è l'invito che la Cgil avanza a Cisl e Uil - ed organizziamo una settimana di iniziative che deve portare allo sciopero. Solo così possiamo capire il futuro dell'azienda”. La Cgil, viene aggiunto, è consapevole “che la riabilitazione in Abruzzo sta attraversando una fase critica. E sappiamo che dall’inizio della crisi ad oggi ci sono stati tagli ai budget, ai posti letto, è stato introdotto il ticket sulle prestazioni fino ad arrivare alla riconversione. Tutto questo sta determinando la crisi del settore che occupa tantissimi lavoratori.

E' vero che queste riforme sono più o meno in linea con le dinamiche delle altre regioni, ma la vicenda abruzzese ha origine dalla decisione politica di voler tagliare i posti letto in riabilitazione fino a portarli a 0,5 per mille abitanti mentre il decreto Lorenzin prevedeva 0,7”. Al centro delle preoccupazioni, poi, il futuro della struttura sanitaria ”anche perché – si evidenzia - l'azienda non ha ancora fatto conoscere ai sindacati il piano aziendale sulla riconversione. Non vorremmo trovarci a breve al si salvi chi può”.

Poi l'ulteriore sottolineatura: ”Riteniamo che il momento meriterebbe un approccio più adeguato per trovare insieme ai lavoratori e ai sindacati le migliori soluzioni ai problemi, sia sul come affrontare la riconversione della ristruttura che sul procedere con la ricollocazione di eventuali esuberi. Quali strumenti ci diamo per salvare i livelli occupazionali? Quali strumenti adoperiamo (e noi riteniamo ve ne siano) per avere a disposizione quel minimo di tempo necessario a fare una discussione? E' chiaro che questa crisi ha radici e cause che in larga parte non possono essere attribuite all'amministrazione che si è trovata a fronteggiare gli effetti di tante riforme ad ogni nuova giunta regionale. E’ altrettanto vero che ci sono temi che attengono a livelli di trattativa aziendale e che vanno risolti rapidamente, come il pagamento degli stipendi arretrati la riconversione. Ma è anche vero che fino ad oggi abbiamo assistito al perpetuarsi di una logica che esclude la Cgil da ogni incontro aziendale. Noi crediamo – è la conclusione della nota - che sia necessario, mettendo insieme tutte le sigle sindacali interessate, provare a disegnare un nuovo futuro, il tipo di riabilitazione, con quali reparti, con quale personale e, di conseguenza, condividere e rivendicare insieme i posti letto necessari a garantire piena occupazione”.

LA REPLICA DI CISL E UIL - Ci eravamo ripromessi di non scendere più a inutili polemiche con la Fp Cgil presente nella Fondazione padre Alberto Mileno, avremmo voluto spendere il nostro tempo in modo diverso, tuttavia a seguito di determinati comportamenti, che riteniamo gravi e scorretti, siamo stati costretti a replicare ad un invito fuori dalle normali regole dialettiche e di galateo.

Siamo stati chiamati direttamente e pesantemente in causa: 'Se ci siete, battete un colpo' non attraverso i canali istituzionali, ma mediante la pubblicazione di un articolo su alcuni siti web e questo la può già dire lunga con chi si ha a che fare.

Non accettiamo e non permettiamo a nessuno di tacciarci d’inerzia e di inefficienza, siamo più vivi che mai, tant’è che non battiamo colpi a comando e né tantomeno facciamo i compiti assegnati sulla lavagna; al contrario, rivendichiamo con forza la nostra autonomia, in quanto non facciamo sconti a nessuno, datori di lavoro, politici di turno e burocrati.

In ogni momento, a prescindere dall’interlocutore, cerchiamo di svolgere con coerenza il nostro delicato ruolo, nell’intento di tutelare il lavoro, i lavoratori e i soggetti più deboli.

Sicuramente sarà l’ultima volta che risponderemo a questo modo di fare, anomalo e provocatorio, poiché siamo convinti, con tutto il rispetto alla organizzazione sindacale Cgil, che fino a quando, all’interno della Fondazione, ci saranno questi delegati, eviteremo ogni iniziativa comune, anche perché di colpi ne abbiamo battuti tanti e ne abbiamo tanti altri da battere, individuando di volta in volta il giusto bersaglio.

Ribadiamo a tutti i lavoratori della Fondazione che la nostra posizione sindacale ha sempre tenuto conto delle decisioni assunte in assemblea, nessuno può smentire l’evidenza dei fatti, d’altronde la nostra politica sindacale aziendale può vantare colpi “inequivocabili”, battuti ai veri destinatari.

Cari lavoratori, abbiamo risposto solo per dovere di chiarezza nei vostri confronti e di chi ha letto l’invito ai fuochi d’artificio che, categoricamente, respingiamo e con simpatia aggiungiamo agli amici della Fp Cgil: “Non vorremmo che siano le solite miccette incendiate in maniera confusa e indirizzate a personaggi inafferrabili”. 

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