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'La disparità di opportunità crea una società disperata'

Il punto di vista di Emy D'Ortona

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Emy D'Ortona, bilingue (italiano-tedesco), in cerca di occupazione, neo-scrittrice e neo-frequentatrice del corso di scrittura creativa presso l’Università della Tre Età di Vasto. Interessi: scrittura, lettura, attualità, musica, politica e cronaca. Molto amante degli animali e non vedente.

Il mio ‘punto di vista’

Pari Opportunità: pari o dispari?

46%, 63%, 72%... No, non stiamo giocando a bingo e non è nemmeno un’estrazione del lotto, sono i dati dell’occupazione femminile italiana messi a confronto con quella maschile, paragonata a sua volta, con la percentuale dell’occupazione delle donne svedesi, c’è solo da nascondere la testa sotto la sabbia per la vergogna.

Vi è capitato di vedere la pubblicità sulla parità di genere trasmessa qualche tempo fa in tv? Be’, a quanto pare, non ha avuto un gran riscontro, considerando i dati sopra riportati.

Sarebbe di gran lunga più soddisfacente per una donna essere assunta e pagata in base alle proprie capacità e non perché una legge prevede che il numero uomo-donna debba essere pari.

Ma davvero si può parlare di parità quando un evento meraviglioso come la maternità costituisce ancora oggi un ostacolo all’avvio o al proseguimento della carriera femminile?

Un altro fattore che penalizza le donne è la bassa retribuzione, anche perché se dovessimo valutare il lavoro effettivo che una donna svolge durante tutto l’arco di una giornata, non troveremmo una somma equa.    

Ma cosa s’intende esattamente con l’espressione “pari opportunità” e quali categorie riguarda? 

Qualsiasi motore di ricerca alla voce “pari opportunità” riporta: “Le pari opportunità sono un principio giuridico inteso come assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale di un qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, religione e convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale o politico.”

Ma, come mai ci sono pagine e pagine di teorie sull’argomento e poi la messa in pratica di questo principio così fondamentale sembra essere un’impresa ciclopica?

Prendiamo come esempio i disabili. Davvero, viene data loro l’opportunità di partecipare attivamente alla vita sociale e lavorativa? La risposta è no. Oltre alle barriere architettoniche, incontrano ostacoli morali, istituzionali e culturali, in quanto non esistono percorsi concreti per valutarne e potenziarne le abilità facendoli divenire una risorsa e non un peso per la società.

La disparità di opportunità crea una società disperata.

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