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'Lettere dalla collina' del vescovo Forte: tra dono della Fede e bellezza di Dio

Il libro presentato al Teatro Rossetti

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Nella bella cornice del Teatro Rossetti di Vasto, alla presenza dell’autore, di autorità locali e di un nutrito pubblico, si è svolta la presentazione del recente libro di mons. Bruno ForteLettere dalla collina” (ed. Mondadori Libri, Milano, 2015).

E’ stato compito del moderatore dell’incontro, don Gianni Sciorra, Vicario della zona pastorale di Vasto, rivolgere un saluto ai presenti e augurarsi che l’evento non fosse solo “culturale”, ma venisse vissuto come “un incontro di famiglia”. E’ seguito, a nome di tutta l’Amministrazione Comunale, il saluto del sindaco Luciano Lapenna, che ha richiamato anche l’importanza dei contenuti del libro per quanti sono alla ricerca di Dio e del senso della vita, soprattutto in una società, come la nostra, dove aumentano continuamente i dubbi e dove vacillano le certezze.

Il moderatore don Gianni ha dato, quindi, il via agli interventi con una sua personale riflessione, quasi premessa ad “un dialogo e confronto a più voci”.
Superando la tentazione di iscrivere il libro del Vescovo nel perimetro di categorie soggettive e scontate (quali “mi piace o non mi piace” “è facile o difficile” “è interessante o non interessante”), don Gianni ha sottolineato che “Lettere dalla collina” è un testo “che prende per mano tutti coloro sono alla ricerca di un senso da dare alla propria vita e al proprio futuro”. Per cui “si trova a proprio agio con questo libro chi desidera la felicità, chi si interroga sul proprio cammino, chi vuole dare un colore e un sapore alle proprie scelte, chi non si accontenta di rimanere nel mucchio e sceglie di essere protagonista”.
“Il genere letterario, la formula comunicativa della “lettera” adottata dall’Autore – ha continuato don Gianni -  facilita l’accoglienza della proposta di senso, il tracciato della riflessione che attraversa ogni tema e ogni capitolo. Per parlare di Dio, di fede e di vocazione, di amore e perdono, di carità e di speranza, Padre Bruno invia una lettera a ciascuno di noi. E quando la lettera arriva al nostro cuore ognuno di noi si apre al dialogo, inizia un percorso in cui si alternano le domande e le risposte, le parole e i silenzi, le pause e le ripartenze”.

Dopo aver ricordato l’autorevolezza e la paternità dell’Autore che vuole dialogare con i figli a lui affidati da Dio, perché di Dio è innamorato e tutti a Lui vuole condurre, ha concluso: “La passione della ricerca e l’inquietudine del cuore sono le due premesse che io auguro a tutti di avere per considerare il libro di Padre Bruno un mezzo prezioso per desiderare il dono della fede e scoprire la bellezza di Dio”.

Ha preso la parola il prof. Michele Cascavilla, Docente di Filosofia del Diritto all’Università “D’Annunzio” di Chieti che ha posto innanzitutto l’accento sul fatto che il libro, più che un saggio di filosofia e di teologia, sia un testo che vuole comunicare “il dono della fede, la gioia della preghiera e l’esperienza dell’amore divino a quanti ne siano alla ricerca” e, poi, ha spiegato che il titolo “Lettere dalla collina” vuole indicare, il desiderio del Vescovo di comunicare l’esperienza della fede, che nella Bibbia si concretizza soprattutto sul “monte” (si pensi ad Abramo, Mosè, Elia, alla Trasfigurazione, alla proclamazione delle Beatitudini…).  Un terzo punto, sviluppato da Cascavilla, è stato quello sulle caratteristiche dell’esperienza di fede autentica e matura, così come vengono approfondite nel “piccolo libro” di Padre Bruno: è lotta con Dio, non riposo tranquillo di una certezza posseduta, è dubbio, agonia, resa, è scoperta che Dio è amore sofferente.

L’avv. Raffaella Valori, Presidente dei Giuristi Cattolici di Vasto, nel suo intervento ha detto che la lettura delle pagine, scritte dal Vescovo, l’hanno fatta sentire come una “umile interlocutrice” a cui il libro è rivolto, ritrovandosi in particolare nella frase che il credente “è un povero ateo che si sforza ogni giorno di cominciare a credere”. L’importanza del libro, ha concluso, risiede nel fatto che esso vuole aiutarci a salvare il seme della fede.

Don Nicola Florio, responsabile della Pastorale Giovanile Diocesana, per definire il genere del libro di Padre Bruno ha utilizzato l’immagine, antica ma sempre affascinante, del viaggio avventuroso. Avere il coraggio di partire ha proseguito don Nicola, significa dare un senso alla propria vita e saper vivere per Qualcuno. Il viaggio più entusiasmante è quello che tende all’amato, quello che si attua non mettendo in valigia ciò che ci dà sicurezza e che ci impedisce di essere liberi, quello che, al bivio, attua la propria scelta con una grande speranza. Nel viaggio noi cristiani non siamo soli. Compagni sono Gesù e gli altri fratelli. E’fondamentale, ha concluso don Nicola, coinvolgere i giovani nella meravigliosa avventura che va alla ricerca di un tesoro “più grande di qualsiasi conto in banca”.

L’ultimo intervento è stato quello di don Domenico Spagnoli, responsabile della Pastorale Vocazionale Diocesana. Egli si è messo dalla parte di un giovane che vuole fare un approfondimento spirituale, ma che è bloccato dalla paura. Nel libro di Padre Bruno, ha osservato don Domenico, si trovano diverse tematiche che abbracciano il giovane. Particolarmente incisivo è l’incontro con l’Autore che si mostra “maestro e pellegrino” che vuole fare insieme ai suoi figli un pezzo di strada “nel grande pellegrinaggio della vita e del tempo verso la patria, dove Lui sarà tutto in tutti”.

Ha chiuso l’incontro la calda parola del Vescovo, che ha espresso il suo sentito grazie ai relatori, richiamando il senso del termine “collina”, già da lui esplicitato nell’Introduzione: “Ho scritto queste pagine meditando e pregando nella casa sulla collina della città, dove sono stato chiamato a vivere come pastore del mio popolo”.
“Ecco perché – ha concluso – ho voluto questa presentazione (non l’ho fatta con gli altri libri) in quanto si tratta di un testo di ricerca sulla fede e sull’esperienza di Dio da fare insieme a tutta la Comunità diocesana”.

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