La triste ripartenza del carro funebre in mattinata dall'obitorio dell'ospedale 'San Pio da Pietrelcina' e, nel pomeriggio, la celebrazione del funerale a Roma con successiva tumulazione nel cimitero di Prima Porta.

Ieri l'ultimo salito a Daniela Marchi, la donna di 53 anni originaria proprio della capitale, ma danni stabilitasi a Vasto, uccisa per strangolamento da cavo elettrico nell'appartamento di Vasto Marina nel quale viveva in affitto con il compagno Joseph Martella (57). Quest'ultimo, sin da poche ore successive alla scoperta del delitto, è in carcere con l'accusa di omicidio volontario.

Tristezza e sconforto non sono di nuovo mancati per familiari e conoscenti della donna, strappata in modo così violento e drammatico alla sua esistenza.

Martella, da parte sua, si mostra sconvolto per quanto è successo, almeno a sentire le parole del suo difensore, l'avvocato Massimiliano Baccalà. “Sta male – dice il legale -. Continua a fare il nome della compagna. E' disperato e chiede scusa, poi resta in silenzio per ore”. Il presunto omicida è sorvegliato a vista dagli agenti in servizio alla casa circondariale di Torre Sinello nel timore di un gesto di autolesionismo.

Sul femminicidio di Vasto Marina l'indagine aperta dalla Procura della Repubblica con il coordinamento del sostituto Giancarlo Ciani e condotta dalla Polizia al comando del dirigente Alessandro Di Blasio non si ferma. Quest'ultimo ha parlato apertamente di un “delitto d'impeto, compiuto al culmine di un raptus”, probabilmente dopo un litigio - per motivazioni economiche è il pensiero ricorrente – scoppiato tra la coppia.

L'accusa nei confronti di Martella, come già evidenziato, è di omicidio volontario. L'uomo rischia una condanna che può variare da un minimo di 21 anni di reclusione all'ergastolo.