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Com'era veramente il 'Che' nelle parole di Aleida Guevara

La figlia del rivoluzionario intervistata dal direttore de Il Centro Mauro Tedeschini

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Presso l’Hotel Tomeo si è svolta, nel pomeriggio di ieri, 11 marzo, la conferenza di San Salvo Democratica sui diritti e sulla giustizia sociale. Ospite d’onore della manifestazione è stata Aleida Guevara, figlia di Ernesto, intervistata dal direttore del quotidiano Il Centro Mauro Tedeschini.

L’evento è stato aperto da Domenico Di Stefano, con saluti e ringraziamenti. Inoltre l’esponente di San Salvo Democratica ha voluto raccontare un colloquio avuto qualche giorno addietro con dei ragazzi. Con questi giovani si è trovato a discutere proprio a proposito della figura di ‘Che’ Guevara e del fatto che sia un mito della Rivoluzione. Da quest’ultima parola Di Stefano ha anche affermato che, a suo avviso, ogni uomo è artefice quotidianamente di una rivolta che se poi viene riportata ad un contesto più ampio assume le caratteristiche di movimento sociale.

L’esponente di San Salvo Democratica ha poi concluso la sua introduzione ricordando la rivolta tutta sansalvese del Bosco Motticce usata a mo’ di esempio per dimostrare che la vera sfida di ogni rivolta è raggiungere uno stato conclusivo di pace.

Chiusa l’introduzione ha preso la parola Mauro Tedeschini che ha cominciato l’intervista vera e propria chiedendo ad Aleida qualcosa sulla figura di Ernesto Guevara non solo come rivoluzionario, ma anche come uomo e padre.

Ovviamente una simile risposta per esser completa avrebbe avuto bisogno di moltissime parole tuttavia, Aleida, è riuscita a riassumere la figura paterna in pochi e semplici caratteri ed a sottolineare il suo credere nel popolo e avere l’umiltà e la capacità di capirlo.

Il ‘Che’ era ateo, ma credeva fortemente nella popolazione proprio perché ogni uomo è in grado di cambiare la società così come è capace di cambiare la propria vita. Inoltre riteneva che bisognava lavorare con e per la comunità in modo pratico e stando meno attaccati, se necessario, all’aspetto intellettuale della politica.

A tal proposito Ernesto sospese il suo sussidio da ministro perché riteneva che per poter fare la rivoluzione bisognava esser ‘vestiti’ come il popolo al fine di capirne a pieno i disagi, forse proprio per questo motivo la gente lo segue e lo seguiva.

Il dibattito ha in seguito preso una forma di paragone anche di tipo religioso giacché quello che si cercava di ottenere con la rivoluzione non era che pane, lavoro e terra. Gli stessi principi li ha citati anche Papa Francesco nel corso delle sue omelie.

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