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Ambiente marino da proteggere e salvaguardare: la vera priorità

L'allarme del Wwf Abruzzo alla luce degli spiaggiamenti in aumento di tartarughe e cetacei

redazione
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Annus horribilis il 2014 per gli amanti del mare e i segnali di questo inizio 2015 non sono per nulla incoraggianti.

Il Wwf Abruzzo, con un'articolata nota, interviene sullo 'stato di salute' dell'Adriatico puntando l'indice su una serie di precisi indicatori e, tra questi, trovano spazio pure i frequenti episodi di spiaggiamenti (tra tartarughe e cetacei) che ancora si continuano a registrare.

“La scorsa stagione balneare – ricorda Luciano Di Tizio, referente regionale dell'associazione ambientalista - è iniziata con una pessima notizia: le nostre acque classificate tra le più sporche d’Italia. Il resto della situazione non va meglio, tra sforzo di pesca in aumento e rifiuti ammassati sulla battigia dopo ogni mareggiata”.

Poi le citazioni: l’ultimo scorcio d’estate ha 'regalato' un episodio che resterà indelebile nella memoria collettiva: lo spiaggiamento, la notte tra l’11 e il 12 settembre, di 7 capodogli sull’arenile di Punta Penna, nella riserva naturale di Punta Aderci, a Vasto. “Una femmina era incinta. Di quei meravigliosi animali 4 sono stati riaccompagnati in mare con successo da una solidale folla di volontari. Le 3 carcasse (compreso l’esemplare gravido) sono state sottoposte ad esami necroscopici. Tra le ipotesi per spiegare l’accaduto una delle più accreditate è la presenza di gas accumulati nel sangue per un’emersione troppo rapida. Non è difficile ipotizzare una causa antropica, anche se forse certezze non ne avremo mai. Gli spiaggiamenti rimangono tuttora enigmi della biologia marina: si verificano da sempre, ma è un fatto che l’azione dell’uomo ha reso il fenomeno più frequente - dice ancora Di Tizio -. Nel 2014 si sono spiaggiati in tutto 30 cetacei, in gran parte delfini, lungo la costa abruzzese. Di questi la maggior parte è arrivata a riva già morta, altri hanno ripreso il largo. Inoltre 53 tartarughe della specie 'Caretta caretta', prioritaria per la tutela ambientale, sono state trovate spiaggiate o impigliate nelle reti da pesca. Un trend purtroppo in aumento: nei soli primi 2 mesi dell’anno appena iniziato si registrano 34 esemplari morti in maniera non naturale (la maggior parte per soffocamento). E gli spiaggiamenti si stanno manifestando con frequenza in Adriatico”.

Per l'esponente del Wwf una delle cause può essere ricercata nella “intensa pesca professionale, in particolare quella con reti a strascico e da posta. Le tartarughe frequentano l'alto Adriatico soprattutto per alimentarsi e di solito si spostano verso sud a fine agosto. In questi ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, il mare è più caldo e nel periodo successivo al fermo biologico (11 agosto–22 settembre) sono ancora da noi quando le barche tornano in mare in massa per rifarsi dopo la pausa forzata… Una soluzione possibile per combattere questa moria potrebbe essere legata a tecniche di pesca eco-compatibili. Le tartarughe sono sulla terra da ben prima della comparsa dell’uomo; sono state capaci di sopravvivere all'estinzione di massa dei dinosauri, 65 milioni di anni fa; hanno superato glaciazioni e altri eventi naturali estremi. Sono dotate di sofisticati sistemi per orientarsi e di una serie di accorgimenti idrodinamici per nuotare per migliaia di chilometri. Sono equipaggiate per qualsiasi evento naturale, ma non per quelli innaturali. Proprio per questo dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi”.

L’ambiente marino dell’Adriatico, concludono dal Wwf, è un prezioso scrigno di biodiversità ma è anche un sistema estremamente fragile nel quale l’impatto dell’uomo può avere effetti catastrofici. “Preservarne l’integrità a la bellezza dovrebbe essere un bisogno prioritario per ciascuno di noi. Siamo custodi di una piccola parte del mondo di enorme pregio ambientale, impegniamoci per quanto ci è possibile perché resti 'speciale' e piena di vita”.

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