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Beni e ditte partecipate: la Corte dei Conti striglia il Comune

Del Prete e D'Alessandro critici: 'Città amministrata con faciloneria'

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In Comune non esiste un inventario aggiornato sul patrimonio dell’ente. Il rilievo non è della minoranza consiliare, ma della sezione regionale della Corte dei Conti che ha evidenziato una serie di criticità ponendole all’attenzione del Consiglio comunale di ieri.

Oltre a porre l’accento sulla insufficiente ricognizione dei beni di proprietà, la magistratura contabile ha censurato anche la mancata approvazione del rendiconto nei termini di legge, un importo dei residui passivi superiore a quelli attivi e il non aver portato a termine le procedure di ricognizione delle società partecipate.

Un provvedimento, quello dei giudici aquilani, che per le minoranze consiliari suona come una conferma della tesi sostenuta da tempo sulla “superficialità ed inefficienza” dell’amministrazione guidata dal sindaco Luciano Lapenna.

«L’abbiamo ripetuto tante volte, ma oggi a suffragare la nostra tesi è la sezione regionale della Corte dei Conti», sostengono i consiglieri Davide D’Alessandro e Nicola Del Prete, «l’organo di controllo ha ravvisato la necessità di un’apposita segnalazione all’ente, affinché ponga in essere azioni volte a favorire la riconduzione delle irregolarità emerse entro i parametri di una migliore gestione finanziaria. Per noi l’esempio della faciloneria di questa amministrazione resta il tema del patrimonio pubblico. Dopo due mandati e dopo reiterate proteste, Lapenna non è ancora riuscito a fare una esatta ricognizione dei beni di proprietà», incalzano i consiglieri indipendenti, «dieci anni di patrimonio pubblico abbandonato a se stesso, senza tipologie di contratti, in taluni casi con affitti da miseria e di favore, magari per aumentare il clientelismo e favorire i consensi. Non è così che si amministra una città. Plaudiamo al lavoro svolto dalla sezione regionale della Corte dei Conti e preannunciamo battaglia nei confronti dell’ennesima delibera delle toppe peggiori dei buchi», concludono D’Alessandro e Del Prete.

Della necessità di avere una’esatta ricognizione dei beni di proprietà dell’ente si parla dal 2008. Lo scorso luglio l’amministrazione aveva annunciato l’avvio del censimento delle unità immobiliari da parte degli uffici che avevano provveduto a compilare un inventario con i dati anagrafici e i riferimenti catastali.

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