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Festa di S. Nicola a Pollutri: si rinnova il secolare rito invernale

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Anche quest’anno si sono rinnovati a Pollutri i tradizionali festeggiamenti in onore di S. Nicola, santo protettore del paese. Il suo culto si è diffuso in Abruzzo in tempi antichi dalla Puglia, attraverso i pastori della transumanza ed ha in questo paese, in particolare, origini remote visto che se ne trova traccia fin dal XI sec., ed è costituito da riti complessi e articolati. Due sono i periodi dell’anno in cui viene ricordato: la prima domenica di maggio, quando si ricorda la traslazione delle sue reliquie dall’Asia Minore a Bari, e il 6 dicembre giorno del suo dies natalis.
Il rito che caratterizza le feste invernali ha origini secolari che si perdono nel tempo e viene tramandato di generazione in generazione e rinnovato ogni anno dai componenti della comunità attraverso un comitato festa composto da 14 coppie estratto ogni anno e sempre con sentita partecipazione, essendo questo un culto fortemente radicato in tutti i pollutresi, vecchi e giovani.

Come ci racconta Carmela Fecondo, una delle signore del comitato festa 2014, i lavori di preparazione iniziano circa tre settimane prima nella “casa di S.Nicola”: si comincia il primo giorno con la pulizia manuale delle fave, il secondo con la preparazione dei “cavallucci” e il terzo delle “pupatte”, ovvero pane azzimo le cui dosi vengono rigidamente tramandate e per le quali si conservano formine intarsiate in legno per le decorazioni. Dello stesso tipo di impasto è la “pizza”, preparata il quarto giorno, per la quale si conservano strumenti in legno e corda che ne stabiliscono il diametro. Il quinto si inizia a cucinare per la domenica.

Si arriva così alla cosiddetta “domenica delle some”, il giorno in cui tradizionalmente si andava con gli asini al mulino a riprendere la farina macinata e si sfilava per il paese con le “pizze” su ciascun animale, oggi sostituiti dai trattori. In questa giornata si svolge una tavolata di circa 200 persone, solo maschi, all’interno della “casa di S.Nicola”; il pranzo è preparato sempre dalle signore del comitato. La sera vengono eletti il priore e la priora, le figure, ormai di rappresentanza, che dirigono i lavori. Il fuoco all’interno della casa deve essere sempre accesso durante questi giorni.
Il 26 novembre, dopo la Santa Messa e la benedizione di acqua, farina, sale, olio e legna, si inizia con la preparazione delle “palate”, il pane tipico della ricorrenza e di cui si sfornano centinaia di pezzi al giorno. Molto particolare è il momento in cui si porta al forno per la cottura perché deve essere recitato ad alta voce il Padre Nostro. Questo è anche il giorno in cui ha inizio la Novena.
Ieri 5 dicembre abbiamo assistito allo spettacolo della cottura delle fave sul sagrato della chiesa: dopo la Santa Messa alle ore 18:00 e la benedizione, alle 19:00 si sono accesi i fuochi delle “callare” piene di fave davanti le tante persone presenti. Un’ondata di fumo ha avvolto tutta la piazza che attende la bollitura, momento in cui la priora e le signore sfilano dalla “casa” con il sale in mano, raggiungono le “callare” e, dopo aver fatto il segno della croce, gettano il sale nell’acqua. Mentre avviene la cottura si svolge una piccola gara per i ragazzi con un premio per chi fa arrivare prima ad ebollizione la caldaia. Questa stessa sera inizia la distribuzione del pane e delle fave che continua il giorno seguente.

Il giorno conclusivo è oggi 6 dicembre, vero e proprio giorno della festa, che ha inizio con la consegna porta a parta per il paese, da parte degli uomini, del pane delle fave e di un bicchiere di vino. Terminato il giro rientrano spettacolarmente nella casa del Santo sulle ginocchia, alla presenza delle donne che sono lì ad attenderli. Si prosegue con la Santa Messa e la processione per il paese durante la quale viene trasportato a braccia il busto d’argento del Santo risalente al 1700. Questo verrà poi riportato nella serata nella casa dei signori D’Agostino, adiacente alla chiese, un luogo sicuro e protetto. Il momento del distacco è fortemente sentito e accompagnato spesso da lacrime.
Una tradizione tutta da vivere quella di Pollutri, paese che porta avanti in maniera eccezionale riti secolari senza svuotarli di significato e senza minimamente impoverirli.

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