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Sette escursionisti vastesi sui 4.559 metri del 'mitico' Monte Rosa

L'esperienza di alcuni soci della locale sezione del Cai

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Dal luglio 2014 anche il gagliardetto della sezione Cai di Vasto tra i tanti è esposto all’interno della Capanna Margherita, sul Monte Rosa, a quota 4.559 mt. 

Alcuni soci della sezione (Antonio Baccalà, Francesco Tartaglia, Antonio Santini, Saverio De Santis, Antonietta Finocchi e Matteo Piemontese), accompagnati da Giuseppe Celenza, già presidente del Cai di Vasto, e conoscitore della montagna alpina per averne più volte percorso  i suoi ghiacciai, hanno voluto affondare i loro ramponi nelle nevi eterne del Monte Rosa.

Dopo lunga ed adeguata preparazione effettuata sulle non meno impegnative montagne abruzzesi 'i nostri' hanno vissuto l’emozione forte che si prova nel progredire lentamente su un ghiacciaio. Legati insieme, per sicurezza, ad una corda, hanno raggiunto da Gressoney la Trinité il rifugio Gabiet (2.375 mt) e da qui la Capanna Gniffetti (3.647 mt) dalla quale hanno affrontato, il primo giorno la salita verso la Piramide Vincent (4.215 mt) e, il secondo giorno, l’attacco finale alla Capanna Margherita (4.559 mt).

Anche se avvezzi allo spettacolo che la natura offre in montagna, lo scenario che si è presentato ai 7 escursionisti a quelle quote, immersi nelle nevi immacolate, tra i crepacci a volte minacciosi, con la luce accecante che il manto candido riflette, sotto un cielo blu cobalto oramai non più visibile dalle nostre città, è stato tale da togliere letteralmente il fiato.

Per alcuni di essi l’esperienza del ghiacciaio è stata la prima ed ha comportato il confronto con l’emozione forte dell’incognita, ma la presenza rassicurante dei più esperti ha facilitato il contatto e la conoscenza di una dimensione piuttosto insolita nelle nostre montagne appenniniche.

A sentire i loro commenti al ritorno ciò prevale non è tanto l’esaltazione per aver compiuto un’impresa che debba costituire un motivo di vanto, quanto piuttosto la consapevolezza che la vera conquista è quella relativa alla conoscenza dei  propri limiti e delle proprie potenzialità, che la montagna non va sfidata ma conosciuta e rispettata, che proprio nelle condizioni più estreme l’uomo si riappropria di un rapporto più sano con la natura sentendosi “parte” di essa e non suo “padrone assoluto”

E’ soprattutto per questa valorizzazione dell’esperienza nella sua dimensione più umana e spirituale prima ancora che per il raggiungimento della meta (sicuramente motivo di orgoglio) che giungano i complimenti di tutti i soci del Cai e della comunità vastese ai nostri appenninici alpinisti.

Gianni Colonna (addetto stampa Cai Vasto)
 

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