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Dissequestrato il residence 'Rossetti' sulla Circonvallazione Istoniense

Una vicenda giudiziaria lunga e complessa sulla quale non è ancora stata scritta la parola fine

a cura della redazione
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E' stato dissequestrato questa mattina alle 7.30 il cantiere del Residence Rossetti a Vasto, complesso di circa 70 appartamenti realizzati sulla Circonvallazione Istoniense dalla società immobiliare Litos del dott. Andrea Ledda.

Il Tribunale di Vasto, ieri, ha assolto dai reati penali di abuso edilizio il titolare della società, dopo oltre 5 anni di rinvii e colpi di scena, compreso quello riferito al “permesso a costruire non valido”.

La vicenda ebbe inizio nel 2008, quando scattarono i sigilli al cantiere su disposizione della Procura della Repubblica di Vasto e sul presupposto che il complesso residenziale fosse stato realizzato in maniera difforme rispetto alle autorizzazioni rilasciate dal Comune nel 2004 e nel 2006. In tutti questi anni non sono mancate decisioni clamorose come, ad esempio, l’annullamento di tutti i permessi a costruire disposto dalla sezione Urbanistica della Provincia nel 2009. Un provvedimento che avrebbe portato alla demolizione del complesso residenziale se il Tar di Pescara non avesse in seguito accolto il ricorso presentato dal legale della Litos, avv. Vittorio La Piscopia.

Infatti, secondo i giudici amministrativi, ai quali apparse sproporzionato il provvedimento di demolizione, le violazioni urbanistiche contestate all’impresa sono risultate “sanabili e quindi potenzialmente oggetto di sanatoria”.

L’impresa ha sempre ribadito che non erano stati commessi abusi edilizi perché l’aumento di cubatura riscontrato derivava da un “trasferimento di cubatura”, reso possibile da una delibera dalla giunta Pietrocola nel rispetto degli allora dettami delle norme tecniche di attuazione del Prg, per cui la Litos, dopo aver donato gratuitamente i terreni dove poi è stata realizzata la Chiesa di San Marco, avrebbe potuto trasferire parte della cubatura prevista su quei terreni nel residence Rossetti. Un complesso che le cronache di allora portavano ad esempio come una delle costruzioni più all’avanguardia, realizzata secondo i criteri più attuali della bioedilizia e della bioclimatica per consentire un risparmio energetico del 75 per cento.

Ma la vicenda non finì con il sequestro del cantiere. Infatti, l’amministrazione comunale ritenne che quelle irregolarità edilizie dovessero essere sanate attraverso il pagamento di una sanzione pecuniaria quantificata in 461mila euro, proprio per alcune irregolarità edilizie riscontrate dall’ufficio urbanistico. L’ordinanza risale al 2011, ma siccome la proprietà della Litos ha ritenuto di dover attendere la sentenza prima di pagare eventualmente la sanzione, ecco che il Comune, qualche settimana prima del pronunciamento del Tribunale di Vasto, ha ritenuto di avviare la procedura per il recupero coattivo della somma. É dei giorni scorsi, infatti, il provvedimento firmato dal dirigente del settore Urbanistica, Pasquale D’Ermilio con cui è stato conferito apposito incarico all’avvocato Nicolino Zaccaria dello staff legale dell’ente per la predisposizione di tutti gli atti finalizzati al recupero della maxi–sanzione. Decisa la riposta dei legali della Litos: “Siamo in presenza di una sanzione irrogata in maniera illegittima in un momento in cui il cantiere era sotto sequestro e pendeva un procedimento penale per gli stessi fatti”. Anche in questo caso sarà battaglia legale, così come, adesso, la società Litos sta preparando un’accurata perizia sui danni subiti in questi 6 anni dal cantiere che ammonterebbero a circa 20 milioni di euro dei quali qualcuno dovrà pure farsi carico".

Fonte: vastonotizie.it

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