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Petrolizzazione nel territorio? ‘Si dia subito corpo e sostanza al Parco della Costa Teatina’

Comitati e movimenti dopo la ‘riemersione’ della questione Ombrina Mare

a cura della redazione
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Dare subito corpo e sostanza al Parco Nazionale della Costa Teatina, concretizzandone ruolo e perimetrazione. E’ la richiesta di comitati e movimenti ambientalisti alla luce della ‘riemersione’ della questione Ombrina Mare, tornata a galla nei giorni scorsi con la bocciatura al Tar di un ricorso avanzato dalla società londinese Medoilgas, promotrice del progetto di sistemazione di un’attività di ricerca ed estrazione petrolifera al largo della Costa dei Trabocchi.

Ricorso – relativo ad una velocizzazione delle procedure - respinto dall’organo di giustizia amministrativa ma che, come chiarito dall’amministratore delegato della Medoilgas Italia Sergio Morandi, non compromette affatto la pianificazione dell’impianto.

Bisogna perimetrare urgentemente il Parco Nazionale della Costa Teatina e modificare in Parlamento l’art. 35 del Decreto Passera – sottolineano i responsabili del movimenti del territorio - Solo così l’Abruzzo potrà salvarsi dal progetto petrolifero. La recente sentenza del Tar del Lazio è un tassello straordinario nella lotta contro la deriva petrolifera, ma occorre chiudere al più presto la partita”. La storia del progetto Ombrina Mare corre parallela alla reale istituzione del Parco della Costa Teatina il cui l’iter fu attivato il 23 marzo 2001. L’anno successivo, invece, prende il via Ombrina Mare. E a distanza di così tanto tempo la questione è ancora aperta, fotografia fedele della contraddizione – dagli industriali negata - tra una politica di tutela e valorizzazione del territorio a scopo di promozione e sviluppo turistico in prima battuta ed un progetto di trivelle e raffineria galleggiante in mare che ne potrebbe compromettere i capisaldi. La ricercatrice Maria Rita D’Orsogna, in prima fila contro la visione di un Abruzzo regione distretto petrolifero, ha riconosciuto il valore dell’ultima sentenza del Tar invitando nel contempo il fronte ‘anti’ a non abbassare la guardia. “Questo risultato – ha detto - dimostra ancora una volta l’importanza dell’impegno collettivo. Dopo il Centro Oli a Ortona e la raffineria di Bomba, è il terzo impianto petrolifero che i cittadini d’Abruzzo riescono efficacemente a contrastare, coinvolgendo anche una fetta importante delle imprese che operano, in regione, nel campo agroalimentare e turistico. Occorre rendersi conto di quanto potere abbiamo come collettività e di usare questo potere per le mille altre emergenze di questa regione. La perimetrazione del Parco della Costa Teatina, la bonifica dei fiumi malati e il risanamento del territorio della Valpescara avvelenato dal disastro del polo chimico di Bussi devono essere le priorità”.

Rimarcano infine comitati ed associazioni: “All’impegno dei cittadini non possono corrispondere proclami o atti parlamentari privi di reale effetto. Servono disposizioni chiare che tutelino il nostro Abruzzo, il cui futuro non può essere nero-petrolio. Questo a causa della schizofrenia di un sistema politico in cui a parole sono tutti bravi ad evocare la sostenibilità ambientale, ma in pratica troppo spesso si favoriscono i profitti delle lobbies petrolifere”.

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