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'Crisi economica e crisi di fiducia': fotografia e ricette per una realtà sempre difficile

Gotti Tedeschi, D'Agostino e il vescovo Forte relatori al Teatro Rossetti

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Tanta gente ha affollato sabato 1 febbraio il Teatro Rossetti di Vasto per seguire il dibattito sul tema “Crisi economica e crisi di fiducia” organizzato dall’Unione Giuristi Cattolici di Vasto in collaborazione con l’Assovasto e con il patrocinio del Comune di Vasto e della Confindustria di Chieti.

Dopo il saluto introduttivo della presidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici di Vasto Raffaella Valori, di grosso spessore gli interventi dei tre relatori: Ettore Gotti Tedeschi, economista e banchiere, Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto e di Teoria generale del diritto presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata e presidente dell’UGCI, e mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto.

Gotti Tedeschi ha delineato innanzitutto le cause della crisi economica di oggi, soffermandosi su due in particolare: il considerare l’uomo solo un essere intelligente (“L’uomo si nutre, invece, sul piano materiale, intellettuale e spirituale. Se viene meno uno di questi elementi, l’uomo perde il suo equilibrio”); e il contraddire alle leggi della natura sul fronte demografico (“La mancanza di figli ha significato un no allo sviluppo economico vero e sostenibile, fondamento della creazione di veri posti di lavoro, ma ha
significato anche una crescita solo consumistica. Il consumismo ha provocato la rinuncia alla creazione di risparmio (che ha ridotto la base monetaria per far credito bancario), e poi sempre più l’indebitamento. Ciò accompagnato sempre più da delocalizzazioni delle produzioni in paesi a basso costo, al fine di importare beni a prezzi bassi per crescere il potere di acquisto, ma prodotti altrove. La mancanza di figli ha anche significato l’invecchiamento della popolazione e la crescita dei costi fissi (sanità, pensioni) sostenuti da più tasse e meno investimenti”). Come si risolve la crisi? A questa domanda Gotti Tedeschi ha risposto a chiare lettere che “quando le cose vanno male, non sono gli strumenti che vanno cambiati, ma gli uomini”. Oggi, invece, si è impegnati piuttosto a rafforzare la tecnocrazia, mentre non abbiamo persone che pensano al bene comune.

Il prof. Francesco D’Agostino nella sua relazione è partito da un diverso concetto di economia, vedendolo non tanto come scienza che studia la produzione dei beni, ma come attività umana. Questo perché solo l’uomo è un animale economico. L’economia si fonda, quindi, sul rapporto interpersonale e collaborativo e nell’attività economica c’è tale fondamento quando due persone decidono di lavorare insieme per reciproca convenienza. Ne deriva che il lavoro è tanto più produttivo quando c’è la fiducia.

Ha chiuso gli interventi il vescovo Bruno Forte, che ha approfondito due situazioni: quella della “crisi” e quella di “oltre la crisi”. Ha innanzitutto descritto la crisi attraverso le metafore del naufragio e della liquidità. “Naufragio” significa il crollo di un mondo della presunzione, il crollo della certezza che sia garantito il posto di lavoro e il futuro. “Liquidità” significa che i modelli non sono più dati, che non si hanno più punti di riferimento e che c’è la perdita di un senso unificante. Occorre oggi, ha continuato il vescovo, andare “oltre la crisi”, attraverso una svolta morale. Mons. Forte ha, quindi, indicato tre grandi orizzonti per costruire il futuro: ridare fiducia al messaggio di Dio, che dà senso alla storia umana; riscoprire la fiducia nell’altro, perché l’essere personale è un essere relazionale; e, infine, mettersi nell’atteggiamento del “mendicante di speranza”.

E’ seguito un ampio dibattito, moderato con grande competenza dall’avv. Vincenzo Bassi.

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