Da più parti viene indicato l'attuale arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, quale successore del cardinale Angelo Bagnasco alla guida della Cei, la Conferenza Episcopale italiana.
Una scelta che avverrà non più per nomina papale, ma attraverso il voto dell’assemblea dei vescovi. E al momento sembra essere proprio Bruno Forte, il “candidato” con le maggiori chance di elezione.
Torna a parlarne il sito internet www.intelligonews.it secondo il quale "voci sempre più insistenti riferiscono di un suo imminente trasferimento presso l’arcidiocesi di Napoli dove, per volontà di Papa Francesco, dovrebbe succedere a Crescenzio Sepe. Forte è un progressista, cresciuto alla scuola di Carlo Maria Martini, ed è considerato il miglior interprete del nuovo corso di Bergoglio. Molte delle posizioni espresse dal Papa negli ultimi tempi, certe aperture significative sul tema dei divorziati risposati, sul coinvolgimento delle donne nei posti chiave della Chiesa, sarebbero state suggerite proprio dal teologo di origini napoletane, da sempre fautore di una maggiore armonizzazione fra tradizione e contemporaneità".
Monsignor Forte, si legge ancora nell'articolo in questione, si è sempre definito un “'progressista rispettoso della tradizione' convinto che si possa rimanere fedeli alla dottrina senza dover dare all’esterno l’immagine di una Chiesa chiusa, severa, ancorata a determinati principi e sorda verso quanti chiedono rinnovamento. Il modello di Chiesa propugnata dal vescovo Forte è dunque una Chiesa aperta, che pur restando fedele alla tradizione, cerca tuttavia le forme più appropriate per stare al passo con i tempi. La stessa dottrina della Chiesa secondo la visione del vescovo Forte, non è così rigida come si vorrebbe far credere; basta interpretarla in senso meno restrittivo, con un approccio più aperto e meno intransigente. Un approccio insomma liberale e progressista".
Nel fronte conservatore sembra tramontare "l’ipotesi Massimo Camisasca - si legge ancora - benedetta soprattutto dall’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra che non disdegnerebbe di cedere proprio a lui la cattedra di Sant’Ambrogio quando fra due anni scadrà la proroga che gli ha concesso papa Francesco nel giugno scorso al compimento del settantacinquesimo anno d’età. Camisasca, attuale vescovo di Reggio Emilia, indicato in un primo momento come possibile candidato anti-Forte, pare abbia perso quotazioni in favore del vescovo di Verona Giuseppe Zenti. Il quale, alla fine, potrebbe essere il terzo nome in grado di mettere tutti d’accordo. Zenti è un fedelissimo custode della dottrina sociale della Chiesa ed ha spesso assunto posizioni pubbliche e dirompenti sui temi del lavoro, tuonando soprattutto contro le legislazioni liberiste che hanno creato precariato e disoccupazione. E’ sempre molto sensibile alle lotte sociali e sindacali ed è stato in prima linea nella risoluzione di vertenze difficili che hanno riguardato il futuro occupazionale di tante famiglie. E’ malvisto dal centrodestra per le sue posizioni giudicate troppo di sinistra, ma sul tema della famiglia ad esempio, è stato criticato a sinistra perché contrario al riconoscimento delle forme di unione diverse dal matrimonio. Fra progressisti e conservatori proprio lui potrebbe rivelarsi l’uomo giusto per fare sintesi".