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Sanità abruzzese, la lettera di una dipendente Asl

"Ben vengano i tagli operati sui tanti primariati, piuttosto che sul personale che è in corsia"

a cura della redazione
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Da Nagana Cupaiolo, dottore Tlsb della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, riceviamo e pubblichiamo

In qualità di dottore TLSB della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, operante nell’Ospedale “San Pio da Pietrelcina” di Vasto, intendo dire la mia riguardo la sanità abruzzese, solleticata dalle dichiarazioni rese nei giorni scorsi alla Stampa, dal Consigliere regionale Camillo D’Alessandro. L’esponente del Pd, in una protesta contro il “declassamento”, a suo dire, del reparto di senologia del nosocomio ortonese, ha affermato che quella era una “violenza e prepotenza contro le donne”, nonché “contro la sanità che funziona e contro gli abruzzesi”.

La grande professionalità che contraddistingue in ambito nazionale il Prof. Cianchetta, non è condizionata dalla struttura complessa o scalfita da quella semplice, Consigliere D’Alessandro. Se si vuole veramente difendere quel reparto come tanti altri delle Asl e tante altre professionalità, bisogna mettere queste ultime nelle condizioni di rispondere ai bisogni del malato. A D’Alessandro, che ho notato essersi speso molto per la senologia di Ortona, chiedo se la dignità è una questione che riguarda i primari, una questione di distintivo e dunque di compensi o, invece, una questione che riguarda il malato. Ben vengano, affermo senza timore, a mio avviso, i tagli operati sui tanti primariati, piuttosto che sul personale che è in corsia quotidianamente per servire i malati degli ospedali abruzzesi!

Non ho sentito tante parole spese per i centinaia di dipendenti della Asl Lanciano-Vasto-Chieti che in molti casi sono costretti a lavorare in condizioni di assoluta “solitudine”; tante, troppe parole, invece, le mie orecchie hanno sentito in difesa dei primari, che sembrano essere ormai la casta del terzo millennio. Esistono reparti – e lo ricordo a me stessa prima che a Camillo D’Alessandro – nei quali il personale risulta essere insufficiente e reparti, invece, nei quali si continua a mandare personale, saturandoli, di fatto. Quando la sottoscritta, anni addietro, dal mese di novembre al mese di maggio era in servizio da sola (e dico da sola!) presso il reparto di anatomia patologica del “San Pio”, non ho visto D’Alessandro o altri occupare i banchi del Consiglio regionale per chiedere personale. Nessuno si è preoccupato, in quel caso, della dignità! Oppure la dignità spunta fuori solo quando si mettono in discussione i primari?

La povera gente, i malati, coloro che hanno bisogno di cure, hanno rapporto stretto e diretto con il personale medico e paramedico che hanno la dignità di servire chi si reca nelle strutture ospedaliere, senza per questo pretendere ruoli e distintivi. La centralità dell’uomo non si misura con il denaro, né tantomeno con le strutture semplici o complesse che siano. Non esistono malati di serie A o di serie B, così come non devono esistere operatori sanitari di serie A o di serie B. La dignità vale per tutti. O solo per gli intoccabili primari?

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