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CEMENTO E DISCARICHE ABUSIVE, LA BRUTTA IMMAGINE DELLA CITTA'

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Da un nostro affezionato lettore, Daniele Leone, riceviamo e pubblichiamo: ''Una lenta e inarrestabile colata di cemento avanza senza incontrare ostacoli sul nostro territorio, rischiando di invadere la costa, modificando il corpo e l'anima di questo angolo di paradiso, che la tradizione vuole che sia stata fondata dall'eroe greco Diomede. Un luogo che si specchia nelle limpide acque azzurre dell'Adriatico e si ammanta del verde delle sue colline, ricche di uliveti e filari di vigneti. La nostra città non ha bisogno di questo disordine urbanistico, essa necessità di uno sviluppo armonico, equilibrato e compatibile con il mare, risorsa preziosa per l'economia locale. La città ha bisogno di uno sviluppo urbanistico ordinato e contenuto che possa continuare a raccontare attraverso la sua piazza Rossetti, la loggia Amblingh, il Palazzo D'Avalos, il castello Caldoresco con le sue torri, i vicoli, le stradine, e i numerosi monumenti, la storia della città Histonium, cosi come le linee della nostra mano raccontano la nostra storia. Il verde di questa città si sta lentamente spegnendo all'ombra di enormi cubi di cemento privi di anima, circondati non da parchi o giardini ma da piazzali pronti ad accogliere freddi e inanimati corpi di lamiera. La città deve recuperare al più presto l'equilibrio perduto, altrimenti l'onda grigia che si è abbattuta su di essa rischia di seppellire il ricordo di un pezzo della storia del nostro territorio. Giorni fa stimolato dalle bellissime giornate, inconsuete per questo mese, in compagnia di un amico ho fatto una lunga passeggiata fuori città per respirare un po' di verde e riprendere contatto con la natura. Presto la gioia di sentirmi immerso nella natura si è trasformata in delusione quando, lungo il tragitto incontravamo vere e proprie discariche a cielo aperto. La vista di quello ''spettacolo'' mi ha portato per un momento lontano ad immaginare le persone che compievano questi gesti e a pensare che, forse, in loro non c'è il desiderio di abitare questi luoghi, forse non riescono a godere della vita che questa città offre loro, forse il malessere è più ampio e va ricercato altrove. A tutti quelli che amano questa città e che in questi ultimi tempi stanno assistendo alle conseguenze del mutamento climatico, una piccola riflessione, prendendo spunto da un ritornello che mia figlia di 4 anni spesso mi recita, ''la carta nel cestino, il fiore sotto il pino''. Agli amministratori una preghiera affinché il cielo di Vasto possa immediatamente esse bonificato da questi mostri di ferro, ''le gru'', che stanno modificando il nostro animo''.
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