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Omicidio di Michela Strever, condanna a 30 anni di carcere per l'unico imputato

La decisione del giudice del Tribunale di Vasto per il delitto del dicembre 2012

a cura della redazione
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Il massimo della pena previsto per il giudizio abbreviato: è stato condannato a 30 anni di carcere, con l’accusa di omicidio volontario aggravato, Hamid Maathaoui, il 36enne di nazionalità marocchina unico imputato nel processo per il delitto di Michela Strever, pensionata vastese di 68 anni.

Il giudice del Tribunale di Vasto Caterina Salusti ha emesso la sentenza poco prima delle 16. Il pm Giancarlo Ciani aveva chiesto proprio una pena di 30 anni, l'avvocato Nicola Artese, difensore di Maathaoui, il minimo. Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato. A rappresentare i fratelli della vittima, costituitisi parte civile, l’avvocato Arnaldo Tascione. All’imputato sono state riconosciute diverse aggravanti, come la crudeltà del gesto e la mancata capacità di difesa della vittima.

Secondo la ricostruzione dei fatti riportata sul decreto di citazione a giudizio dell'indagato, l'intenzione del marocchino sarebbe stata quella di regolare i conti in sospeso con Antonio Strever, fratello di Michela, inizialmente coinvolto nelle indagini, arrivando anche ad ucciderlo. L'operaio marocchino che conosceva gli Strever avendo svolto lavori saltuari per loro, alla ricerca disperata di denaro, si diresse verso la casa di Michela. In pochi attimi il dramma, con la donna massacrata di botte e soffocata.

Il delitto avvenne il 19 dicembre dello scorso anno nell'abitazione di campagna, di località Villa De Nardis a Vasto, dove abitava Michela Strever.

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