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La truffa dei buoni-vacanza, una vittima anche nel Vastese: scatta il rinvio a giudizio

Il provvedimento della Procura di Roma dopo la denuncia di un uomo di Cupello

a cura della redazione
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Essere citati per aver ordinato buoni-vacanza mai richiesti. E' il singolare caso, più volte ripetutosi negli ultimi anni configurando autentici tentativi di truffa, che ha coinvolto anche un uomo di Cupello.

La Procura della Repubblica di Roma, dopo le dovute indagini scaturite a seguito di circostanziata denuncia, ha disposto il rinvio a giudizio di due persone, una donna e un uomo, la prima rappresentante di una agenzia di viaggi romana, il secondo titolare di una casella postale utilizzata allo scopo di procurarsi ingiusti profitti medianti artifizi o raggiri.

LA RICOSTRUZIONE DELL'EPISODIO - L'uomo di Cupello, titolare di un'attività, ricevuta una telefonata nella propria carrozzeria con la 'scusa' di un'intervista conoscitiva, confermava i suoi dati anagraci. Qualche tempo dopo, tramite raccomandata, arrivava al suo domicilio l'offerta pubblicitaria dell'agenzia viaggi in questione. Ancora dopo ecco un sollecito di pagamento: una somma di 245 euro per alcuni buoni-vacanza, in realtà mai ordinati e con un contratto mai sottoscritto, con la conseguente messa in mora e l'importo maggiorato (385 euro).

In pratica si riceveva un kit contenente materiale pubblicitario, una lettera e alcuni “buoni vacanza”, presupponendo la stipula di un 'contratto a distanza'. Sono tanti i casi del genere sottoposti all'attenzione di movimenti in difesa dei consumatori ed anche questo rinvio a giudizio, sulla base dell'istanza dell'uomo di Cupello, può essere utile a sollevare il velo su un andazzo che, negli anni, ha mietuto non poche vittime.

Per questa ed altre segnalazioni il commento del Movimento Difesa del Cittadino. “Siamo soddisfatti dell’avvio dei procedimenti e ci auguriamo si arrivi a fondo alla questione sanzionando gli operatori che non rispettano il Codice del Consumo. Le pratiche commerciali scorrette sono ancora un fenomeno troppo diffuso, è necessaria un’attività costante di denuncia da parte dei cittadini e delle associazioni, nonché maggiori tutele, affinché queste attività vengano sanzionate ed estirpate definitivamente”.

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