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Questione sicurezza a Vasto, tra necessità di controlli e abbattimento delle 'ragioni della violenza'

La lettera: 'Fenomeno ancora controllabile, importante il dialogo e l'incontro dei cittadini'

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Sicurezza in città, riceviamo e pubblichiamo da Alessandro Cianci, coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà.

Caro Direttore, leggendo i titoli da voi riportati si assiste ad un preoccupante aumento dei reati commessi a Vasto: rapine, scippi, auto incendiate, furti in appartamento, atti di vandalismo ed addirittura omicidi o altre tragedie.

È oramai lontana l’epoca in cui Vasto era una tranquilla cittadina di provincia apparentemente estranea alla cronaca nera.
Ho vissuto 15 anni a Bologna e l’ho vista passare da città modello a triste signora dal passato elegante e dal presente alquanto decadente.
Vorrei che Vasto non segua lo stesso tragitto discendente e forse siamo ancora in tempo.
Sicuramente importante è il ruolo delle forze dell’ordine. L’aumento delle loro unità, il loro coordinamento e la disponibilità di mezzi è un primo passo nella giusta direzione. Anche le telecamere, che tanto hanno suscitato polemiche, sono un utile mezzo a disposizione della polizia. A tal proposito sarebbe meglio ascoltare cosa hanno da dire gli operatori della sicurezza piuttosto che avventurarsi in dibattiti tra politici i quali, a mio avviso, dovrebbero piuttosto confrontarsi al fine di tutelare la privacy e di garantire che l’installazione non richieda cifre esorbitanti a carico dei contribuenti.
Detto questo, pensare di risolvere così i nostri problemi è una ingenua illusione.
Restando all’esempio bolognese, la giunta Guazzaloca (centro-destra) militarizzò letteralmente la zona universitaria credendo di risolvere il problema dello spaccio e della delinquenza. Mise telecamere ovunque, aprì una stazione di vigili urbani nella piazza principale della zona (la famosa piazza Verdi), istituì i volontari per la sicurezza, arrivarono anche i poliziotti di quartiere e due camionette dei carabinieri sostavano ininterrottamente in zona.
Risultato?Tutto come prima. Se non credete recatevi in loco.
E perché? Semplicemente che certi fenomeni, legati alla crescita della nostra città (in termini di case costruite e nuovi cittadini che le abitano), legati alla disperazione, legati ai flussi migratori, legati alla droga, legati all’abusivismo edilizio, legati alle mafie nostrane, legati all’assenza della cultura della legalità, legati ad una società sempre più diseguale, legati all’abbandono scolastico, legati all’ideologia del denaro e della guerra, non si fermano esclusivamente con la repressione.
Bisogna abbattere le ragioni della violenza.
Bisogna far dialogare e far rincontrare i cittadini. Ed i luoghi di incontro sono le scuole, le parrocchie, le associazioni, i quartieri.
Bisogna istituire il consigliere comunale esterno eletto tra i non residenti, bisogna istituire “feste laiche di quartiere” al fine di ricreare il senso di comunità ed incentivare il controllo sociale del nostro territorio. Bisogna, in poche parole, uscire dalla spirale della paura e affrontare la sfida della legalità a viso aperto, denunciando gli abusi di ogni genere, dando sostegno alle associazioni e alle realtà attive in città affinché siano protagoniste di questa nuova sfida. Credo che soggetti come la Caritas, Associazione Donna Attiva, la Consulta giovanile, la Protezione Civile, solo per citarne alcuni, abbiano tante cose da suggerire e sarebbe compito della politica ascoltare i loro suggerimenti e dare loro gli strumenti per agire.
Oggi il fenomeno è ancora controllabile. Tra qualche anno non lo sarà più: la città cresce e la crescita porta con sé anche tanti problemi. Chi ha delle idee le metta in campo. Chi vuole solo lamentarsi o far polemica, per carità, questa volta taccia.

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