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Filo chirurgico lasciato nell'addome, il caso si sposta a Monza

Nel presunto episodio di malasanità coinvolto un disoccupato del Vastese

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Si sposta a Monza il caso di presunta malasanità che vede protagonista C.G., disoccupato del Vastese.

Il giudice di pace di Gissi ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale avanzata dal legale del medico che ha eseguito l’intervento durante il quale sarebbe stato dimenticato un filo chirurgico di dieci centimetri, non riassorbibile, nella pancia del vastese. Il giudice di Gissi ha ritenuto, infatti, che non si applica nel caso di specie il Foro del consumatore, poiché l’azienda ospedaliera, quando è convenzionata e opera in esenzione, non agisce nell’esercizio di una attività imprenditoriale, in quanto il suo svolgimento deve avvenire senza il necessario rispetto del principio di economicità, atteso che comunque l’erogazione del servizio deve essere assicurata anche se cagiona perdite.

«Il mio cliente è in ogni caso determinato a continuare la sua battaglia anche dinanzi al giudice di pace di Monza», spiega l’avvocato Nicola Chieffo, legale di C.G.. Il ricorrente chiede un risarcimento di 5mila per le conseguenze patite e per i postumi invalidanti quantificati nel 6%, oltre a un lungo periodo di inabilità temporanea. L’uomo è stato sottoposto a un intervento al duodeno il 17 novembre 2011 nella Clinica di Monza. Due mesi dopo l’intervento ha iniziato ad avvertire forti dolori addominali che sono continuati nonostante i drenaggi e la terapia antibiotica, al punto che il 28 luglio 2012 fu trasportato d’urgenza all’ospedale di Vasto e sottoposto a un nuovo intervento chirurgico durante il quale i medici trovarono nell’addome un filo di 10 centimetri.

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