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Visita di Marchionne alla Sevel, la lettera della Fiom e la posizione di Rifondazione

La questione dei diritti dei lavoratori al centro dell'attenzione

a cura della redazione
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La visita dell'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne allo stabilimento Sevel di Atessa, oggi, è al centro dell'attenzione.

Di seguito le posizioni a riguardo della Fiom-Cgil che si è attivata con la distribuzione di una lettera aperta indirizzata proprio a Marchionne, e la posizione di Rifondazione Comunista.

LETTERA FIOM - All’Amministratore delegato gruppo Fiat e direzione aziendale Sevel, scriviamo questa lettera per dire le cose che vi avremmo voluto dire se non ci aveste escluso e discriminati rispetto alle altre rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori dall’incontro del 9 luglio, nonostante siate obbligati dalla sentenza del Tribunale di Lanciano e dal pronunciamento della Corte Costituzionale a riconoscere il nostro diritto di rappresentanza.

Dalla sua visita nel nostro stabilimento, nostro perché noi tale lo riteniamo per tutto quello che abbiamo fatto: per il suo insediamento, la sua vita e soprattutto per le sua costante crescita produttiva  e occupazionale, ci aspettiamo risposte concrete alle tante domande sul futuro produttivo e occupazionale, a partire dalle alleanze per il nuovo veicolo che dovrà sostituire X 250. Sul territorio e tra le istituzioni circolano diverse versioni su quanto verrà a dire. Se verrà annunciato il restyling dell’attuale veicolo, questa è una notizia positiva, i lavori sono già in corso. La Val di Sangro e l’intero Abruzzo si aspettano  e meritano di più.

Questa fabbrica, per garantire il futuro occupazionale anche a quei circa 1000 giovani che non sono stati riconfermati e la sua missione all’interno del gruppo Fiat per produrre un veicolo commerciale appetibile sul mercato, in grado di saturare gli impianti, ex progetto 300.000, ha bisogno di una conferma di un’alleanza o di una nuova, con partner di livello internazionale che abbia già sbocchi sui vari mercati mondiali. Per avere queste prospettive bisogna da subito programmare un congruo  investimento che nel giro dei tempi tecnici di progettazione e industrializzazione metta in campo il nuovo Ducato.

Così com’è stato per gli oltre 30 anni di vita di Sevel, la Fiom sarà pronta a questa nuova sfida, ma la direzione aziendale deve riconoscere i diritti democratici e le libertà dei lavoratori. Bisogna assumersi le reciproche responsabilità necessarie a mantenere e far crescere le ottime performance di produttività investendo anche per il miglioramento  delle postazioni di lavoro  nel pieno  rispetto della salute e della sicurezza. Per la storia e per il peso finanziario che il fatturato di Sevel ha avuto ed ha all’interno del gruppo Fiat, anche in questo difficile momento di vendita di auto, frutto dei sacrifici, disponibilità e professionalità delle maestranze Sevel, non può sfuggire un riconoscimento economico, ex PDR, da concordare in un confronto sindacale di secondo livello, così come previsto dal Contratto nazionale del 2008 a cui la Fiom parteciperà a pieno titolo. Non si può dimenticare che con l’introduzione del CCSL vi è stato una riduzione dei diritti sindacali, economici e normativi da recuperare al più presto con la contrattazione vera, quella che ora non esiste più.

LA NOTA DI RIFONDAZIONE - Stando alle informazioni che trapelano dagli organi di stampa, sottolineano il segretario regionale Marco Fars e il responsabile Lavoro del partito Carmine Tomeo, Marchionne martedì 9 luglio verrebbe in Val di Sangro per portare buone notizie per il futuro dello stabilimento Sevel di Atessa. C’è chi parla di annunci di prossimi investimenti, e se così fosse ne saremmo contenti, soprattutto se agli annunci dovessero seguire i fatti. Ci si permetterà, però, di non dare troppa fiducia alle promesse di Marchionne, visto che finora si sono rivelate essere prive di concretezza.

Marchionne farà la sua passerella nello stabilimento Sevel con un nutrito seguito, che pare debba essere composta, a livello sindacale da Cisl e Uil. Ciò non è un caso, visto che si tratta degli stessi sindacati firmatari di quell’accordo separato che ha sbattuto fuori dalla fabbrica i sindacati dissenzienti, Fiom e sindacati di base. Questi, infatti, nemmeno sono stati invitati a partecipare al teatrino che si muoverà in Sevel.

Qualunque dovesse essere la notizia che accompagnerà la visita dell’Ad Fiat in Sevel, non può essere sottaciuta la questione dei diritti sindacali ed in genere dei lavoratori, all’interno dello stabilimento. È bene ricordare che con Marchionne si è aperta una stagione di attacco ai diritti dei lavoratori, di intensificazione dei ritmi produttivi, di intimidazione degli operai, di limitazione dell’agibilità sindacale, come probabilmente non si era mai vista dal dopoguerra. Gli investimenti, solo annunciati o anche concreti, non possono essere il velo che nasconde l’attacco ai diritti dei lavoratori. Vorrebbe dire accettare di barattare diritti garantiti dalla Costituzione e normali per un qualsiasi Paese che voglia definirsi civile, con il restyling del Ducato o con ipotesi di incrementi produttivi. Ma visto cos’hanno prodotto in questi anni le passerelle di Marchionne e dei suoi epigoni, temiamo che anche questa volta sarà questo ciò che accadrà.

Per parte nostra staremo con i lavoratori che pretendono ciò che spetta loro: saremo fuori dai cancelli insieme ai sindacati per dire basta con il modello Marchionne di fabbrica-caserma e dare voce ai diritti dei lavoratori negati negli stabilimenti Fiat.

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