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Dati negativi sulla balneabilità in Abruzzo e inquinamento fiumi: 'Il vero problema è lì'

Confindustria rilancia sulla 'non pericolosità' degli idrocarburi, i balneatori chiedono interventi

a cura della redazione
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Abruzzo 'maglia nera' relativamente ai dati sulla balneabilità e necessità di procedere con azioni concrete ed efficaci in primo luogo per contrastare il fenomeno dell'inquinamento dei fiumi e degli scarichi a mare, fonte dei principali problemi in questo ambito.

Dopo le preoccupazioni espresse dal WWF intervengono in merito Confindustria e la Cna Balneatori.

Per Confindustria, che sposta il tiro anche sulla questione degli idrocarburi, "è necessario migliorare la gestione dei depuratori e controllare maggiormente i fiumi, perché da loro proviene l’inquinamento. Da loro provengono i rischi per il turismo. Non dagli idrocarburi. La regione Emilia Romagna, che ha il 100% delle coste balneabili, è anche la Regione con il maggior numero di piattaforme a mare, presenti lungo la costiera romagnola in misura circa quattro volte superiore a quelle antistanti le coste abruzzesi. Questo dimostra ancora una volta che non c’è alcuna relazione tra presenza di impianti di estrazione petrolifera e inquinamento. L’industria degli idrocarburi - si aggiunge nella nota dell'associazione degli industriali - è tra le più sicure, perché le sue tecnologie e i controlli sulle produzioni e sulle emissioni che adotta abbattono in modo assoluto i rischi di inquinamento. E questo lo affermiamo sia sulla base di dati come questo che commentiamo ma anche su quelli dell’Inail, che ci dicono che questo settore produttivo è quello con il minor numero di incidenti sul lavoro in assoluto. Avversare in maniera ideologica la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi significa impedire che in Abruzzo ci siano nei prossimi quattro anni 1,4 miliardi di euro di nuovi investimenti privati. Significa rinunciare a nuovi posti di lavoro per almeno un migliaio di unità. Significa il declino di un’industria che negli ultimi tre anni ha già perso oltre 1.500 posti di lavoro e che rappresenta secondo l’Ocse una delle punte di diamante dell’industria abruzzese. Significa scegliere di non voler superare questa fase di declino economico".

Per Cristiano Tomei, della Cna Balneatori, "mentre le piccole imprese turistiche della nostra regione si ingegnano quotidianamente per poter sopravvivere, in una situazione di crisi gravissima, sull'Abruzzo si abbatte un incalcolabile danno di immagine provocato dalla diffusione dei dati sulla qualità delle acque di balneazione. E adesso la Regione, assieme alle amministrazioni comunali costiere interessate, deve darci una risposta immediata sul proseguimento della stagione balneare. Ci troviamo di fronte - dice ancora -, per quel che riguarda soprattutto l'aspetto legato alle foci dei fiumi  ad una questione vecchia di anni. Senza che si sia cercato davvero di metterci riparo; e lo stesso discorso vale per gli altri punti critici, individuati dal ministero della Salute, in alcuni dei principali centri costieri, come quelli della costa teramana o teatina. Eppure - accusa ancora Tomei – nelle scorse settimane era stata la stessa Agenzia per il controllo ambientale, l'Arta, a mettere in guardia le istituzioni sul rischio di una autentica stangata, ma invano. E così, in piena stagione estiva, sono arrivati dati che marchiano l'Abruzzo in modo devastante, con un primato negativo. A questo punto – conclude - chiediamo alle maggiori istituzioni, Regione e Comuni soprattutto, di intervenire drasticamente per modificare questo stato di cose. E riconsegnare all'Abruzzo, già nel corso delle prossime settimane, quella immagine turistica che merita per le sue bellezze naturali e per l'impegno degli operatori".  

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