Ci sono le pecore da portare al pascolo, vanno accuditi gli asini, i conigli, i pavoni, le galline, le papere ma anche la mucca e i maiali; poi bisogna occuparsi dell’orto, mentre d’inverno c’è il miele da preparare ma anche il sapone, la carta fatta a mano e le buste: sono tante le cose che tengono occupati i ragazzi che ogni giorno, di buon ora, si recano alla fattoria sociale Il recinto di Michea, sul Colle delle Mandorle.
Un posto dove ognuno dà il suo contributo per quelle che sono le sue capacità e non importa quali problemi abbia e quale sia il suo passato. Il recinto di Michea, come spiega il suo fondatore don Gianfranco Travaglini, è nato “dall’esigenza di impegnare le persone che si affidano alla Caritas, i detenuti con la semilibertà che possono essere avviati a un percorso di reinserimento sociale e tutti quei ragazzi diversamente abili che spesso, trascorsi gli anni della scuola, non hanno nulla da fare”.
Il nome fa riferimento a un contadino d’Israele citato nell’antico testamento, Michea, che si schierò contro i potenti che facevano fortuna a discapito del popolo e disse che Dio avrebbe costruito un recinto sicuro per gli umili, dove le lance sarebbero state trasformate in falci e le spade in vomeri. Proprio a quest’ultima parte ha pensato don Gianfranco dando vita alla fattoria: “Con un’etica sociale e un’economia di comunione trasformiamo nel nostro contesto le lance in falci. Qui i ragazzi diversamente abili, gli ex detenuti e le altre persone in difficoltà interagiscono e si aiutano a vicenda, colmando le carenze l’uno dell’altro”.
Il recinto di Michea, nato nel 2012, è situato in un luogo incantevole di proprietà della chiesa di Santa Maria Maggiore, dove prima c'era la Comunità Incontri. All’inizio erano 3 i ragazzi che vi si recavano, oggi è punto di riferimento per una quindicina di persone tra 18 e 60 anni. Alcuni lavoravano in fabbriche della zona tramite cooperative ma con la crisi hanno perso il posto. Qualcuno vive presso il dormitorio della Caritas, perché non ha altro posto dove stare. Ad accoglierli ogni mattina trovano Leda, giovane educatrice che lavora alla fattoria come volontaria. Per le varie faccende possono contare sull’aiuto del fattore Marco, anche lui con una storia difficile alle spalle, che oggi con il lavoro al recinto riesce a essere indipendente. Poi ci sono diversi volontari che quando possono danno una mano e ovviamente c’è don Gianfranco, che appena ha tempo si reca alla fattoria, infila le sue scarpe da lavoro e comincia a darsi da fare con gli animali, l’orto, i recinti da costruire e le varie cose da sistemare.
D’estate le attività sono all’aria aperta, mentre d’inverno, in casa, Leda insegna ai ragazzi a fare il sapone, la carta fatta a mano, le recinzioni con le corde e altro ancora. Hanno preparato barattolini di miele e marmellate da vendere. Una fonte di reddito viene dalla preparazione di buste che fornisce loro una cooperativa di Casoli, il ricavato va ai ragazzi, che così hanno un piccola entrata. L’obiettivo infatti è quello di trovare un’attività che sia veramente fonte di guadagno per chi frequenta la fattoria: Il recinto di Michea non deve essere solo un posto dove trascorrere del tempo, ma anche un luogo di lavoro per rendersi indipendenti. “Stiamo pensando alla filiera della lana e del latte, ma forse è un’utopia”, spiega don Gianfranco, sottolineando che ora il problema è proprio capire quale sia l’attività su cui puntare.
Intanto la fattoria cresce, si migliora: ogni volta che vai scopri che un piccolo passo è stato fatto, un nuovo recinto, una nuova coltivazione, altri barattoli di marmellata o di miele.
Nel frattempo si sta anche facendo conoscere, nelle scorse settimane ci sono state diverse visite sia del Centro diurno di Vasto che di alcune classi delle scuole Santa Lucia, Spataro e Paolucci.
Per domenica proprio alla fattoria è in programma una particolare iniziativa: 'Solidali sulla via del tratturo'. In programma una passeggiata dalla chiesa di San Lorenzo a Il recinto di Michea e poi una fiera della solidarietà.