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Tassa di soggiorno, confronto aperto. Comuni costieri compatti (o quasi) per il 'no'

A Vasto discussione aperta, San Salvo e Casalbordino hanno già archiviato l'ipotesi

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San Salvo e Casalbordino hanno deciso di non istituirla, a Vasto si discute.

I comuni costieri sono alle prese con la tassa di soggiorno, una delle imposte più contestate dagli operatori e dalle associazioni di categoria che vedono nella introduzione del balzello un disincentivo per il turismo e un ulteriore colpo di grazia alle attività del settore, già tanto stremate dalla crisi economica.

A San Salvo e Casalbordino, nonostante siano guidate da amministrazioni di diverso colore politico, hanno fatto una scelta precisa: niente tassa di soggiorno.

«È una delle peggiori iniziative che un Comune possa prendere», afferma perentoria Tiziana Magnacca, sindaco di San Salvo, «il pensiero di introdurla non ci ha neanche sfiorato perché è una tassa che allontana i turisti e non allieva i problemi economici dell’ente». Anche nella vicina Casalbordino sono giunti alle stesse conclusioni. Nonostante il regolamento approvato due anni fa, l’amministrazione comunale di centrosinistra, che inizialmente era favorevole alla introduzione del balzello, ha deciso di non applicarla al fine di incentivare le presenze turistiche in città. «Con questa iniziativa, che ci distingue sul territorio regionale, contiamo di dare un piccolo respiro alle strutture ricettive locali che risentono della grave crisi», spiegano il sindaco Remo Bello e l’assessore al Turismo Vincenzo Cocchino.

E a Vasto? Nella maggioranza del sindaco Luciano Lapenna non c’è accordo. Qualcuno vorrebbe introdurla con l’obiettivo di dare un po’ di ossigeno alle asfittiche casse comunali, ma il regolamento non è stato approvato (deve ancora andare in commissione) e le associazioni di categoria fanno muro. «Siamo contrari per tutta una serie di motivi», afferma Simone Lembo nella sua doppia veste di direttore della Confesercenti e di consigliere comunale del Pd, «discutere della tassa di soggiorno a stagione avviata e in assenza del regolamento ci sembra alquanto avventato. In ogni caso, prima della introduzione dell’imposta bisognerebbe affrontare alcune questioni e dire, ad esempio, cosa si intende fare per garantire determinati servizi in favore del turismo e valutare misure come la riduzione della Tares per le strutture turistiche».

Un secco no arriva anche dalle minoranze consiliari. «Prima di discutere se introdurre o meno la tassa di soggiorno bisognerebbe chiedersi cosa si offre ai turisti che vengono in vacanza dalle nostre parti», osserva Davide D’Alessandro, consigliere comunale indipendente, «c’è chi vuole archiviarla quest’anno per riprenderla in considerazione l’anno prossimo. Né quest’anno, né l’anno prossimo, né mai. Dobbiamo dare, offrire, non tassare».

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