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Evoluzione demografica, anche a Vasto si torna a viaggiare

La 'fotografia' della popolazione dell'Istat nel territorio

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Il medio-alto Vastese perde 3mila residenti (2.988 per la precisione) in 10 anni e, nell'ultimo anno, per la prima volta dopo decenni di crescita continua, anche Vasto e San Salvo arrestano il proprio sviluppo demografico.
A rivelarlo sono i freddi dati dell’Istat dal 1 gennaio 2002 al primo gennaio 2012.

QUATTRO IN CONTROTENDENZA. Nel fosco quadro del Vastese tutti i comuni mostrano un saldo passivo negli ultimi 10 anni. Tutti tranne quattro: Vasto, San Salvo, Cupello e Monteodorisio. In calo non ci sono sono i comuni più distanti dai grandi centri, ma anche cittadine costiere come Casalbordino (da 6.491 a 6.289, -202) e non proprio montane come Scerni (da 3.702 a 3.393, -309).

Vasto continua a rappresentare il maggior polo attrattore. Al primo gennaio 2011 ha raggiunto i 40.381 residenti (+3.405); San Salvo è arrivata a ridosso dei 20mila nello stesso anno, 19.401 (+1.642). Il bilancio di questi ultimi 10 anni è positivo per entrambi, ma se si guarda l'ultimo rilevamento (primo gennaio 2012) si intuisce che l'appeal delle due località è scemato nell'ultimo anno, probabilmente complice anche la crisi che ha colpito varie realtà produttive della zona. A Vasto si è tornati sotto quota 40mila: 38.792 (1.589 residenti in meno); San Salvo è scesa sotto i 19mila: 18.903 (-498 residenti).
Il saldo degli ultimi 10 anni è positivo anche per due cittadine in forte espansione: Cupello con +444 è arrivata 4.869 residenti, mentre Monteodorisio con +153 si stabilizza a 2.563.

ALTO VASTESE MAGGIORMENTE COLPITO. A soffrire maggiormente negli ultimi 10 anni sono stati tre comuni dell’alto Vastese. È come se una piccola cittadina di 3mila abitanti si fosse spostata sulle mappe geografiche. La più colpita dallo spopolamento è Schiavi d’Abruzzo, passata da 1.394 a residenti a 927 residenti; un saldo passivo di ben 467 unità. Subito dietro c’è Castiglione Messer Marino che al primo gennaio 2002 contava 2.220 anime; dopo 10 anni si è attestato a 1.889 residenti (-331). Ed è ampiamente negativo anche il saldo di Torrebruna: la popolazione qui è scesa di 254 unità, passando da 1.168 a 914 abitanti. Poco peggio Roccaspinalveti: da 1.662 a 1.452 residenti (-237).

Anche Gissi, tra i maggiori comuni del medio Vastese, nonostante la presenza di un discreto nucleo industriale, ha accusato il colpo. Al primo gennaio 2012 la popolazione è scesa sotto le 3mila unità: da 3.087 a 2.937 (-150).

Sia chiaro: non esiste nelle zone collinari e montane del Vastese un piccolo comune che abbia un bilancio positivo. La situazione si fa meno nera scendendo verso la costa. I comuni che hanno risentito meno dei flussi migratori sono quelli che si trovano a minore distanza dai grandi centri. In 10 anni la popolazione di Dogliola è diminuita ‘solo’ di 24 unità (da 414 a 390). Il passivo è meno pesante anche per Fresagrandinaria (da 1.083 a 1.052, -31) e Lentella (da 768 a 730, -38).

SOTTO QUOTA MILLE. In questi ultimi 10 anni per diversi comuni gli anni d’oro del proprio sviluppo demografico sono diventati solo un ricordo. Palmoli, ad esempio, è l’ultima realtà in ordine di tempo a essere scesa sotto i mille abitanti. Al primo gennaio 2011 i residenti si erano attestati poco sopra tale quota: 1.002. Nell’ultima rilevazione sono inesorabilmente scesi a 980 (in 10 anni sono stati perse 179 unità).

La stessa sorte è toccata a Celenza sul Trigno (scesa sotto i 1.000 nel 2010 e ora con 969 abitanti), e le già citatate Schiavi d’Abruzzo (nel 2011) e Torrebruna (nel 2010).
Senza una difficile inversione di tendenza le prossime realtà ad abbandonare la ‘quota mille’ saranno San Buono con 1.017 abitanti e Casalanguida scesa a 1.004.

SOLO 212 ABITANTI. San Giovanni Lipioni si aggiudica la palma di comune più piccolo del Vastese: solo 212 residenti, contro i 286 di 10 anni fa. Molto probabile che in breve scenda addirittura sotto i 200. Seguono poi Dogliola (390) e Fraine (393).

È evidente come non si possa rinviare più uno sviluppo condiviso dei comuni interni che salvi gli stessi dall'unico destino ora prefigurato: quello di diventare esclusivamente tranquille mete estive conosciute solo per sagre e feste.

I dati degli ultimi 10 anni comune per comune

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