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DENSO, SI TRATTA SULLA CASSA INTEGRAZIONE E MONSIGNOR FORTE SCRIVE A PADOA-SCHIOPPA

a cura della redazione
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E' ancora aperto e serrato il confronto alla Denso sulle modalità della cassa integrazione che dal prossimo 5 febbraio, per un iniziale periodo di 13 settimane, dovrebbe interessare un massimo di 500 lavoratori. Azienda e sindacati torneranno ad incontrarsi domani, presso la sede dell'Assindustria a Vasto. Nell'ultima, infuocata riunione, andata avanti fino a tarda ora, la direzione aziendale aveva proposto ai sindacati un numero di 210 dipendenti (70 operai addetti alla produzione, 70 indiretti ed altrettanti impiegati) da porre a rotazione in cassa integrazione, ma i rappresentanti dei lavoratori, che cercano di alzare questo numero per meglio ''diluire'' l'impatto sulle maestranze, hanno rifiutato l'accordo. ''Non possiamo accettare che a pagare la crisi economica siano sempre i lavoratori e per un operaio che percepisce mille euro al mese, stare tre mesi in cassa integrazione diventa gravoso e pesante. E poi riteniamo sempre che nello stabilimento di San Salvo - ribadiscono gli esponenti del sindacato - ci siano tutte le condizioni umane, tecniche e professionali per salvare e rilanciare il sito produttivo''. L'azienda, invece, poco prima di Natale, ha annunciato esuberi per un numero di 500 lavoratori. La questione, intanto, resta sempre a cuore dell'arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, che ha inviato un'informativa al ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Monsignor Forte ha infatti scritto a via XX settembre a Roma per informare il ministro sui contenuti dell'incontro avuto con i vertici della Denso. Nei giorni scorsi l'arcivescovo aveva incontrato i responsabili del settore Risorse Umane, manifestando la sua preoccupazione per le sorti degli operai a rischio. L'incontro era seguito a una missiva che l'alto prelato aveva inviato al management della società e con la quale invitava la stessa a trovare soluzioni ''positive a favore dell'occupazione e del rilancio dello stabilimento in difficoltà''. ''Chiedo ai responsabili dell'azienda - scriveva il vescovo - di fare di tutto per trovare soluzioni alternative alla crisi. Non posso non pensare alla ricaduta drammatica della disoccupazione e della crisi del lavoro sulle famiglie dei lavoratori e in particolare dei giovani, che vedono rendersi incerto il loro futuro''.
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