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Inquinamento del fiume Trigno, possibile pesca e il continuo rimpallo tra enti

La Regione: «Sono i sindaci a dover prendere provvedimenti»

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«Il fiume Trigno è pescabile? I pesci catturati sono dannosi se ingeriti o devono essere rigettati in acqua?».

Queste domande, dopo un mese, rimbalzano ancora tra i vari enti.

Ad accendere i riflettori sui timori dei pescatori era stato il comitato provinciale dell’Arci Pesca.

Queste le tappe. Il 19 marzo scorso l’Arci Pesca inoltra alla Provincia le domande degli appassionati di Pesca. Si chiede un vertice del settore ‘Tutela ambientale e delle acque’ della Provincia, anche perché è in programma un ripopolamento di trote per la stagione ittica 2013. Se lo stato dell’acqua è pessimo – come denunciato dal Wwf sui dati delle analisi di Arta e Asl – l’intervento andrebbe posticipato per evitare un danno all’erario.

Il 3 aprile c’è il vertice in Provincia. I responsabili dell’ente affermano che le massima autorità sanitaria in questi casi sono i sindaci dei comuni che hanno il Trigno nel proprio territorio. Inoltre, non è possibile fare il punto sullo stato della contaminazione da salmonella perché è assente il delegato della Asl.

Qualche giorno prima – il 29 marzo – la Provincia inoltra la richiesta di chiarezza dell’Arci Pesca alla Regione. Luigi De Collibus, direttore del settore ‘Politiche Agricole e di Sviluppo Rurale, Forestale, Caccia e Pesca, Emigrazione’ della Regione Abruzzo, il 5 aprile risponde consigliando di «rivolgere analoga istanza al Sindaco o ai Sindaci dei Comuni territorialmente coinvolti dal fenomeno, quale massima autorità sanitaria locale cui compete la facoltà di adottare provvedimenti d’urgenza. Qualora le dimensioni dell’emergenza lo suggeriscano, la Direzione Regionale ‘Politiche della Salute’, potrebbe valutare l’opportunità di interventi in merito. Peraltro se l’allarme lanciato da codesta Provincia è riferito alle condizioni di vita ed alla caratterizzazione della fauna ittica, si richiama l’art. 15 della L.R. n.44 del 17/05/85 che così recita: “Per particolari esigenze relative al mantenimento o all’incremento del patrimonio ittico può essere vietata, totalmente o per determinate specie, con decreto presidenziale della Giunta, sentito il Comitato consultivo provinciale per la pesca, l’attività di pesca in corsi o specchi d’acqua, o loro tratti o parti, per un periodo non superiore a tre anni”».

Sulla questione, il sindaco di Lentella che ha nel proprio territorio il punto di captazione incriminato, Carlo Moro aveva rilasciato a .net le seguenti dichiarazioni: «Non siamo mai stati interpellati da Arta e Asl. Su quali dati dovevamo emettere un’ordinanza simile? Non potevamo mica farlo sulla base delle informazioni lette sulla stampa. Almeno per ciò che riguarda Lentella non abbiamo mai ricevuto nessuna comunicazione sullo stato del fiume. La verità è che in casi simili vengono informati e convocati solo i Comuni che utilizzano l’acqua del Trigno, ovvero Vasto e San Salvo, dimenticando quelli che ce l’hanno nel proprio territorio. Per ciò che mi riguarda non chiamerò l’Arta, è loro compito informare tempestivamente i sindaci interessati».

Insomma, in attesa che i vari enti alzino la cornetta, sul fiume Trigno è notte fonda.

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